L’amica Paola Bergamo ci ha inviato il seguente articolo che volentieri pubblichiamo
L’intervento di Giorgio La Malfa su Repubblica di oggi 25 gennaio, dal titolo piuttosto eloquente “dove germoglia il populismo”, merita grande attenzione.
Concordo con La Malfa che non sono sufficienti, al fine di una seria riforma costituzionale ( che trasformerebbe profondamente la nostra Repubblica), la mera valutazione giuridico-costituzionale. A mio parere serve piuttosto un’attenta analisi politico-sociologica e storica (anche del nostro “Dna”) che tenga presente equilibri di sistema, ponderazione, governabilità per costruire uno scenario di maggior moderazione e non di perpetuo estremismo e di perenne conflittualità spesso fine a se stessa. Il riferimento quindi alla necessità di comprendere le “radici” del populismo che si trasforma quasi automaticamente in estremismo e radicalismo è essenziale.
Cosa acutamente segnalata anche dal Financial Times sottolineando che il rischio del populismo è più serio in paesi come la Francia a causa dell’elezione diretta del Presidente piuttosto che in sistemi parlamentari come Germania, Svezia e Paesi Bassi. E in effetti, volgendo pure uno sguardo agli States e a quanto accadde a Capital Hill appare evidente la necessità di una maggiore riflessione volta ad avvisare la politica che un conto è la propaganda altra cosa è tendere al bene comune! Prima di mettere in discussione la nostra Costituzione, frutto di un grande sforzo di pacificazione nazionale e di individuazione delle necessarie garanzie contro future dittature, emblema di un sistema di equilibrio fatto di pesi e contrappesi, sarebbe piuttosto auspicabile interromperne le deviazioni e distonie finite per essere state erette a sistema.
Servono democrazie mature, nazioni ben sedimentate, senso del collettivo e del bene comune quali principi informatori per ogni riforma che voglia non snaturare le basi stesse e il senso del nostro vivere comune. Quelle suggerite o imposte dalla fragilità della politica, sull’onda del populismo e dei nazionalismi anacronistici e fini a sé stessi, espressione tanto quanto di ingovernabilità, è una questione molto demagogica, propagandistica, volta a garantire ancora una volta l’assunzione del potere di una casta innamorata solo del potere, poco capace e avvezza al suo esercizio!
Si pensi bene alla Repubblica, al bene comune, al bene collettivo, a un modo piuttosto per porre rimedio alle tante insopportabili ingiustizie, disuguaglianze e discriminazioni. Il diavolo, in fondo, non si nasconde forse nei particolari?
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