L’attacco massiccio di missili e razzi lanciati in pochi minuti contro tutta l’Ucraina, ha avuto come principale effetto quello di rafforzare l’opinione pubblica internazionale del diritto di Kyiv ad usare le armi occidentali per colpire obiettivi fuori dai suoi confini. Per il resto, l’ultima inutile bravata del Cremlino, duecento ordigni sette morti, sembra più dettata dall’isteria per l’arresto del proprietario di Telegram, Durov, che per l’invasione del Kursk. Telegram è infatti il principale strumento di comunicazione criptata dei comandi militari russi e adesso si ritrova nelle mani dei francesi. Durov è un personaggio da prendere con le molle. In rotta con Putin si era trasferito negli Emirati arabi, poi una distensione dei rapporti fra i due, ed ecco il fermo a Parigi dove era atteso a cena. Il presidente Macron si è precipitato a dire che non si tratta di una misura politica, infatti sembra più una misura di sicurezza nei confronti del magnate che dispone anche della cittadinanza francese. Per cui non sarà estradato. Vista l’incredibile moria di oligarchi russi, le celle della Conciergerie dovrebbero offrire maggiori garanzie che le ville di lusso in suo possesso. Da oggi, Putin, per comunicare con i suoi sottopancia, farà meglio ad usare i piccioni viaggiatori.
Nemmeno a Minsk leggessero la voce repubblicana, Lukaschenko ha compreso che tre giorni fa lo sbeffeggiavamo. Ma come, gli ucraini penetravano in Russia e lui lamentava di non potersi muovere perché la Bielorussia era assediata da 120 mila soldati ucraini, arrivati ai confini? E di quanti uomini dispone questa incredibile potenza che è l’Ucraina? Andiamo. Tanto vale ammettere che se la faceva sotto. Allora si è messo ad ammassare truppe anche lui. Vedremo se le farà intervenire aprendo un terzo fronte in territorio ucraino, perché è evidente che comunque non intende soccorrere l’alleato invaso, infatti in tutto questo gli ucraini continuano ad avanzare e magari sbagliano.
Siamo al terzo snodo della guerra, perchè adesso continuare a dire che è solo “un’operazione speciale”, fa quasi ridere. Tra luglio ed agosto era stata promessa la grande offensiva nel Donbass che doveva spezzare il fronte ucraino ed un miglioramento delle linee russe a prezzi umani altissimi, sono arrivati a perdere mille uomini al giorno, c’è stato. Solo che l’esercito ucraino non è distrutto, ha ripiegato. Poi sono arrivate le armi dell’occidente, americane principalmente, e questo ha consentito l’imprevisto attacco al sacro suolo russo. Una mossa che ha inevitabilmente cancellato l’effetto dei successi russi, ci dispiace. La Russia doveva sbaragliare gli ucraini che ancora avevano esaurito i rifornimenti e viene attaccata in casa sua? Se non la strategia, resterà la beffa. Adesso vedremo se davvero la Bielorussa tirata per i capelli, ovviamente è Putin che deve essersi lamentato con la remissività di Minsk, mostrerà di avere gli attributi. Due mesi e si capirà che cosa succede veramente. Ottobre è la data che il Cremlino ha indicato per annientare gli ucraini nel Kursk. Ottobre perché poi viene l’inverno russo e se gli ucraini sono ancora lì ci resteranno fino alla prossima primavera. A quel punto anche a Mosca inizieranno a farsi qualche domanda, su cosa caspita stanno combinando.
Una parola di conforto per il buon pontefice che giustamente difende la libertà di culto. Solo che la chiesa ortodossa russa in Ucraina è una centrale di controspionaggio, più che di preghiera. Esattamente come i preti cattolici ai bei tempi della Vandea.
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