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Quali sono le responsabilità dell’Occidente

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
25 Febbraio 2023
in L'editoriale
1
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Alla caduta del Terzo Reich, Himmler era convinto che Eisenhower avesse bisogno delle SS per governare la Germania post bellica e sarebbe stato felice di incontrarlo. Eisenhower, piuttosto che servirsi delle SS, preferì spartire la Germania con l’Unione sovietica, scelta per un anticomunista del suo calibro sicuramente dolorosa. Anche perché è documentato che le SS tornarono utili ai russi, soprattutto nelle relazioni fra Gestapo e Kgb, che svolgevano la stessa attività. Putin, colonnello del Kgb di stanza a Berlino est, si forma professionalmente in questo contesto di collaborazione con gli ex della Gestapo.

L’America all’indomani del crollo dell’Urss trovò un punto di riferimento in Boris Eltsin, un oppositore interno al Pcus fin dal 1982. Dieci anni dopo, Eltsin contrastò con successo il tentato colpo di Stato dei militari che secondo Anna Sacharova vedeva coinvolto lo stesso Gorbaciov. Eltsin fu un convinto sostenitore della politica occidentale e Putin all’epoca era entrato per raccomandazione nel suo staff. Morto Eltsin, Putin già ne controllava l’intera eredità politica. Il povero presidente Clinton non aveva praticamente nessun altro interlocutore. Kissinger si prese Putin per un seminario di politica internazionale e garantì sulle sue capacità. Eppure Putin sin dal 1999 mostrò le caratteristiche che avrebbero poi contrassegnato il suo lungo regime. La prima già al varo del Kursk. Il prodigio della tecnica militare russa, fatto un miglio marino, si inabissò tragicamente e Putin rifiutò i soccorsi occidentali. La seconda, con l’invasione della Cecenia dove Putin mostrò tutta la sua crudele indifferenza alle sorti della popolazione civile, vittima di uno sterminio. L’America e la comunità europea semplicemente voltarono gli occhi dall’altra parte. Se Putin era il prodotto più affidabile scovato nel disfacimento dell’Unione sovietica, figurarsi cosa potevano essere quelli meno conosciuti e frequentati. Il cosiddetto “spirito di Pratica di Mare” di cui si vanterà Berlusconi due anni dopo non è nient’altro che l’applicazione della politica democratica statunitense a cui va necessariamente incontro il nuovo presidente repubblicano George Bush jr. A maggior ragione Bush ha bisogno di Putin dopo la crisi innescata dalle Torri gemelle. L’America non può permettersi di aprire un altro fronte. Berlusconi, strategicamente inconsistente, è bravissimo nel tessere relazioni personali, anche troppo. A sentire il presidente Prodi ancora nel 2012 Putin perorava che si restituisse il passaporto all’amico italiano per farlo partecipare alla sua festa di compleanno in Russia.

Quello che non si comprende e serviranno studi accurati da svolgere nel prossimi anni è perché Obama, che aveva una spiccata antipatia per Putin sin dal primo momento, si sia lo stesso piegato allo spirito di Pratica di Mare. Prima consentendo con il disimpegno libico che i russi arrivassero nella Regione, poi lasciando l’Iraq all’Iran che è un alleato dei russi e infine aver assistito all’aggressione in Crimea senza batter ciglio. Considerato che i russi già erano in Siria, si vede come durante la presidenza Obama si definisce l’ autentico obiettivo geopolitico del Cremlino. Il Mar nero è solo l’anticamera, Putin ricalca le ambizioni imperiali di Pietro il grande e vuole il Mediterraneo. L’Occidente non ha capito, o non ha voluto capire tutto questo anche solo in nome del quieto vivere. Poi non ci sono solo l’America e Berlusconi impigliati in una tale rete di responsabilità. Con due piedi c’è la Germania convinta dai tempi di Brandt sulla possibilità di estendere rapporti positivi con la Russia ed in fondo Brandt seguiva il solco di una tradizione che ha incredibilmente unito Ratenhau ad Hitler ed al Kaiser. La Germania avrà un suo ex cancelliere a capo della russa Gazprom, e si comprende quindi la dipendenza europea dal gas russo che di fatto abbiamo iniziato a interrompere grazie all’opera di Mario Draghi. Stendiamo un velo pietoso sui rapporti fra la Russia e la Francia. Persino Bonaparte ambiva all’amicizia dello Zar, ma almeno ne cannoneggiava le truppe.

Putin poteva essere fermato prima e magari fra qualche anno scopriremo che anche Obama aveva avuto delle ragioni per non volerlo fare. L’importante è che almeno si fermi ora e che il governo statunitense mostri la sufficiente determinazione. Consola vedere che al governo italiano, dopo un presidente del Consiglio che i russi li faceva scorrazzare per il paese, mentre gli italiani stavano chiusi in casa, ve ne sia oggi uno attestato sulla stessa linea intrapresa dal presidente Draghi. Non sono invece chiarissime le motivazioni delle manifestazioni pacifiste svoltesi nella giornata di ieri. Se erano contro l’invasione di Putin tanto meglio. Il pacifismo anti americano degli anni del Vietnam dimenticava che gli americani non avevano invaso nessuno, erano intervenuti a difesa di uno Stato indipendente. Era il Vietnam del nord a volere la guerra e solo l’intervento americano riuscì ad impedire la scomparsa del Vietnam del sud per 14 anni di resistenza. Una volta assorbito il Vietnam del sud, la guerra continuò in Cambogia, minacciò la Tailandia e poi scoppiò fra la Cina ed il nuovo Vietnam. In tutto altri sette anni almeno. Se poi i nostri amici manifestanti volevano semplicemente dire no all’ invio di armi all’Ucraina, a loro va benissimo che l’Ucraina sparisca come è sparito il Vietnam del sud, possono rassicurarsi. Non sono le armi italiane che alimentano la guerra. Se l’Italia ci ripensasse, l’Ucraina si difenderebbe lo stesso. L’Italia cambierebbe solo le sue alleanze a si troverebbe accanto all’India, alla Cina, al Sud Africa e forse al Brasile. Se non i manifestanti di ieri, il presidente del Consiglio fortunatamente si rende conto delle conseguenze di una simile rotazione delle culture e grazie a Dio tiene il punto.

Foto CCO

Tags: HimmlerPutin
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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Comments 1

  1. franco guerrazzi says:
    1 mese ago

    Chi ha scritto questo articolo mi sembra che qualcosa abbia tralasciato, ad esempio la posizione di Gorbaciov, il quale si stava battendo epr un’ Europa che andasse dall’ Atlantico a oltre gli Urali ” La grande Famigliaa Europea ” cha agli americani non stava bene e che con una mossa pilotata insediarono Eltsin al posto di Gorbaciov, ottenendo quello che hanno sempre combattuto, Un Grande Continente Europeo, tale continente forse avrebbe chinato meno il capo agli americani. Per quanto riguarda Putin , i fatti raccontati da Berlusconi sono la verità, il Donbass sono stati gli stessi Ucraini a bombardarlo, facendo una carneficina, e se poi queste cose non vogliono dire o non si debbono dire è un’ altra cosa, credevo di aver trovato una casa dove sentirmi bene invece sto triovando un luogo come tutti gli altri, dove si corre sempre con il vento a favore, Sono anticomunista da sempre ed il mio passato politico lo dimostra ma cambiare le verità spesso vanno a favore di chi vorremmo combattere e se la guerra inn Ucraina esite e perchè al parlamento europeo abbiamo una massa di incapaci e magari qualcuno anche ladro che invece di guardare quello che gli stava accadendo sui proprio confini avevano da pensare come incrementare i propri int
    roiti…….

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