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Quando i repubblicani sono molto cattivi

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
11 Aprile 2023
in L'editoriale
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Tanto per non farci mancare niente questo lunedì di pasquetta le autorità britanniche erano in massima allerta per i 25 anni degli accordi di pace dell’Irlanda del nord dove si temeva un ripresa degli attentati. Per il momento non è accaduto niente di irrimediabile. È stato assalito un furgone della polizia da un gruppo di ragazzetti mascherati. Si tratta delle giovani leve del terrore 17enni che ancora non dispongono delle armi sufficienti e si rivolgono alle molotov. Questa “nuova Ira” è insofferente verso il venerdì santo del 1998, convinta com’è che gli accordi hanno premiato i lealisti, non i repubblicani. Poi il passato è sempre lì ad un passo, un abisso da cui si scorgono i soprusi della corona britannica compiuti nei secoli. Il brutto è che persino il governo repubblicano di Cromwell nel suo interregno fece persino peggio. Da allora la faida di sangue è stata continua e feroce anche se nel continente ci ricordiamo quasi solo gli attentati più clamorosi degli anni ’70 del secolo scorso. Ad Hyde Park venne davvero colpita una banda musicale dell’esercito di sua Maestà, forse il presidente La Russa ha fatto confusione, comunque nessuno ritenne quello un attentato militarmente insulso, dato che l’Ira faceva saltare per aria volentieri anche i comuni civili.

Il conflitto anglo irlandese è davvero il lato più oscuro della civiltà occidentale dove a scannarsi per un pezzo di marciapiede o una sedia di un pub, erano due popoli religiosamente acculturati, quali i cattolici e i protestanti. A guardarli viene da credere che la guerra di religione non sarebbe mai potuta finire e tantomeno, quella delle nazionalità. Se si è riuscito per 25 anni buoni a fermare tutto questo, lo si deve principalmente all’America di Clinton. La presidenza Clinton presenta più aspetti discutibili, ma il suo impegno sulle vicende irlandesi è stato provvidenziale, come la Chiesa Cattolica nemmeno si è mai sognata di riuscire a fare. Consumatosi l’effetto Clinton, anche perché l’unica presidenza democratica successiva, quella Obama, ha avuto altro a cui pensare, ci si interroga sulle capacità di Biden. Purtroppo il principale ostacolo che ci si trova di fronte per proseguire la pace è il problema dell’unificazione. Blair e lo Sinn Fèin avevano puntato sul referendum, per riunire il nord ed il sud del paese, un referendum che oggi con una popolazione protestante molto ridotta potrebbe avere persino un esito scontato. Non fosse che la maggioranza cattolica dell’Irlanda del Nord gode di un trattamento sociale garantito dalla corona inglese, che la repubblica irlandese mai potrebbe equiparare, mentre da parte loro gli unionisti si ritrovassero cittadini di uno Stato con una maggioranza cattolica schiacciante. Potrebbero dare subito di matto. Non è che i fedeli sudditi di sua maestà si possono proprio considerare delle vittime, anzi. Per cui Dublino non ha nessuna fretta di allargarsi, il suo principale problema era quello di evitare di venir tagliata fuori dalla Brexit, preoccupazione che sembra aver ora avvinghiato anche il governo di Londra. Irlanda ed Inghilterra, anche se non sembrerebbe, sono pur sempre sulla stessa barca.

L’opinione pubblica in generale è convinta che quando ci si combatte vanamente per tanti secoli e con così tante vittime, ad un dato momento si sente il bisogno di vivere in pace. Ecco che invece ora si ritiene che anche se non si capisce più esattamente la ragione di tanto odio, questo è così stratificato che non ci si può rinunciare. E se i monarchici protestanti si sono mostrati spietati i repubblicani cattolici, davvero cattivi. Sono di origine marxista, non mazziniana. La situazione dovesse precipitare ancora una volta, sarebbe un peccato mortale per entrambi.

Foto CCO

Tags: BelfastIra
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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