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Renew Europe: «Servono lungimiranza, generosità e urgenza»

di Mauro Cascio
20 Novembre 2021
in Attualità / Politica, Il Pri informa
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«Renew Europe è la più grande innovazione politica degli ultimi anni in Europa, e con cento rappresentanti eletti costituisce la terza forza al Parlamento europeo. Nata nel 2018 come unione tra due grandi forze politiche – Alde e Pde -, Renew Europe deve ora arrivare in Italia, dove sono sicuro si possa replicare il successo già avuto altrove. Servono lungimiranza, generosità e urgenza». Lo ha detto Sandro Gozi, intervenendo al convegno Verso la forza terza con Renew Europe. Liberali, democratici, repubblicani uniti per un’agenda politica riformatrice euro-atlantica organizzato a Forlì da La Voce Repubblicana. «Lungimiranza, come quella avuta a suo tempo da Emmanuel Macron – ha proseguito l’eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo -, promotore di Renew e ci auguriamo Presidente in Francia per altri cinque anni a partire dal 2022. Oggi appartengono a Renew Europe sei tra Capi di Stato e di Governo in Europa. Generosità: no a veti verso chiunque, no a personalismi, sì all’impegno di tanti soggetti politici e partitici diversi; sì all’ingresso della società civile che crede nel valore del merito e nelle libertà di mercato. Urgenza: occorre in Italia andare oltre il bipopulismo cristallizzato da un’anacronistico antagonismo tra una estrema destra sovranista e una sinistra populista».

«Noi oggi dobbiamo fare nostra l’agenda del Governo Draghi, che sta rilanciando l’Italia a la sua economia, e dobbiamo proporre tale agenda per la legislatura che inizierà nel 2023. Vogliamo un’Italia protagonista in un’Europa della potenza – sanitaria, militare, economica e della conoscenza – con investimenti su scuola, ricerca e cultura», ha concluso.

«Dobbiamo costruire un’Italia che ancora non c’è», aveva detto Oliviero Widmer Valbonesi. «Non quella dell’anti, l’anti-Berlusconismo prima, l’anti-Salvinismo poi, ma quella del patriottismo costituzionale. La partita strategica dei repubblicani e dei liberal-democratici è quella dell’Idee. Vogliamo costruire l’Italia dimenticata da tutti, europea e occidentale, quella del merito, dell’impresa sana, dello Stato equo, della giustizia equa, che investe sulla sanità, sull’ammodernamento del Paese e sui giovani».

Tra gli interventi anche Oscar Giannino. «Cinque anni fa Renzi aveva il Paese in pugno. Adesso Calenda prende più voti. Tre anni fa i 5S erano un terzo del paese, ora? 18 mesi fa Salvini aveva il 35% dei voti. Cosa voglio dire? C’è spazio. Piccole cose possono diventare grandi. Un’altra osservazione. Sento dire: “C’è Draghi, c’è Draghi, c’è Draghi”. Il governo Draghi è corroso dal di dentro dai partiti che mal sopportano Draghi. E non solo il programma è molto in ritardo. Ma c’è il rischio che anche in ambiti molto delicati, vedi la giustizia, se un partito di maggioranza punta i piedi Draghi deve tenerne conto. Insomma: Draghi è autorevole ma questo governo non è così solido».

«Oggi è tornata la politica», ha detto Bepi Pezzulli. «Ho sentito tanta cultura. Luigi Einaudi ha raccolto il senso della politica del metodo liberale nella frase: “Conoscere per deliberare”. Qualcosa che viene da lontano, da Virgilio. Non si tratta di ripetere quello che i bla bla bla a proposito dovrebbero scrivere e non scrivono, si tratta invece di prendere atto che siamo in una profonda crisi, che non è solo politica, culturale, sociale od economica ma è più profonda, è antropologica. I problemi dell’Italia non sono la causa ma sono l’effetto. La causa va ricercata in quei momenti di rottura della nostra storia: la transizione dal fascismo alla repubblica e la caduta del muro di Berlino, che hanno visto comunque una continuità amministrativa: il blocco dello Stato, in entrambi i casi, è rimasto tale e quale. Questo ha consentito sì di preservare la stabilità, ma la mentalità del passato, conservata tale e quale dalla classe dirigente, ha tenuto in ostaggio la Repubblica. Ecco che noi abbiamo un evidente gap tra le nostre aspirazioni e i nostri risultati. In Italia ci si è messo anche il Vaticano. Così abbiamo fuso in un pensiero unico il pregiudizio anticapitalista dei bolscevichi con il solidarismo pauperista di Oltretevere, creando un Paese bloccato e una politica fatta di retorica senza contenuti».

Ai lavori, introdotti e coordinati da Alessandra Ascari Raccagni, hanno partecipato Alberto Belli Paci, Edoardo Croci, Alessandro De Nicola (i Liberali) e Sergio Vento.

La registrazione completa della discussione è disponibile qui.

Mauro Cascio

Mauro Cascio si è laureato in Filosofia a La Sapienza di Roma. Ha organizzato numerosi eventi culturali in Italia e all'estero, dalla Biblioteca del Senato al Pembroke College dell'Università di Oxford, attività grazie a cui ha vinto il Premio Nazionale di Filosofia nel 2013. È curatore di numerosi saggi, nonché prolifico autore. Al suo terzultimo libro, «Davanti alla fine del mondo» si è ispirato il cantautore Roberto Kunstler per il suo omonimo lavoro. Ora è in libreria con «Un pozzo di abati e di principi» e con «Il fulmine della soggettività. Attraversamenti hegeliani dall'infinita periferia». È coordinatore di direzione de La Voce Repubblicana

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