Tutta l’attenzione dedicata a Mazzini in questi ultimi mesi, mostre, sceneggiati televisivi, opere teatrali, non può che far piacere e magari anche commuovere. C’era da essere contenti persino quando Martone nel suo film “Noi credevamo”, mostrava Mazzini preda di sostanze oppiacee. Quali fossero gli elementi storiografici su cui Martone si fosse poggiato, perché mai no, le delusioni ed i dolori di Mazzini non avrebbero potuto trovare del conforto nell’oppio, anche se in verità risulta che Mazzini faticava a mettere insieme i soldi per i sigari? In ogni caso il Mazzini di Martone era quello che minacciava la monarchia sabauda di gettare una bomba contro il parlamento regio dopo i fatti di Aspromonte. Forse anche quella è un’esagerazione da cinematografo, ma il punto è vero. Mazzini era ai ferri corti con casa Savoia, altro che prego accomodatevi, andate avanti.
Questo bisogna pur dirlo al presidente del Senato Ignazio La Russa, che conosciamo sinceramente affascinato dalla figura di Mazzini. La Russa ha infatti detto che Mazzini metteva “davanti l’unità dell’Italia alla sua ferma convinzione che il sistema repubblicano fosse più adatto rispetto a quello monarchico”. Ed è vero, come ha detto La Russa che in Mazzini “prima c’è l’Italia, prima c’è la patria, poi c’è tutto il resto”. Il che non impedisce di cogliere il giudizio di Mazzini sull’Italia, anzi. Mazzini è a Napoli da Garibaldi a chiedergli di non cedere il sud al Piemonte senza il referendum e Mazzini è a Palermo per cercare di anticipare la presa di Roma, perché “Roma presa dai Savoia vale come Gubbio”. Soprattutto Mazzini muore esule e sotto falso nome nonostante fosse stato eletto alla Camera del Regno. La Russa ha giurato sulla Costituzione Repubblicana, Mazzini rifiuta di farlo su quella Sabauda.
Poi non si comprende cosa sia questa saga degli Inimitabili, curata da Sylos Labini per cui la Rai abbia elevato grandi personaggi della storia – Mameli, D’Annunzio, Marinetti, e appunto Mazzini, tutti insieme. Si vuole far conoscere e divulgare la cultura italica, bellissimo, non fosse che questa cultura è parecchio variegata e forse di alcune personalità, se non proprio vergognarsi, per lo meno usarle con prudenza. Non si può fare un filone con Mazzini e Mameli da una parte e Marinetti e D’Annunzio dall’altra, che schifezza sarebbe? Mameli muore nella Roma repubblicana, Marinetti a Salò nella repubblica voluta da Hitler. L’impresa fiumana di D’Annunzio è uno schiaffo alle democrazie alleate dell’Italia quando l’impresa di Mazzini lo era per gli imperi centrali nemici dell’indipendenza italiana. Mazzini guarda a Londra, D’Annunzio a Mosca, soprattutto D’Annunzio indica una scorciatoia alla monarchia costituzionale che quella non si attarderà a seguire fuori dal tracciato liberale. Alla Rai non sono in grado di capirlo questo? Se Mazzini deve diventare uno strumento di confusione, tanto valeva tenersi i cattolici ed i socialisti. Odiandolo ed ignorandolo, gli rendevano un miglior servizio.
Museo del Risorgimento Mazziniano Genova