A Palazzo Chigi si devono essere accorti che ai Grandi abituati a ritrovarsi Mario Draghi come interlocutore, si sarebbe offerto un presidente del consiglio che ha appena perso ottocentomila voti nell’ultima tornata elettorale, in quanto l’aumento percentuale di lista è dovuto al calo drammatico dei partecipanti al voto, tale che il partito di maggioranza relativa ha il 26 per cento di un corpo elettorale attivo interiore al 50. Tanto grave la situazione che l’intelligenza di Fratelli d’Italia è corsa in televisione a spiegare che la democrazia italiana è solida. Per questo il popolo non sente il bisogno di andare a votare. E meno male che la filosofia rafforza la serenità d’animo. Il professor Cacciari, invece di mostrare l’imperturbabilità di un Pirrone o di un Socrate, è sbottato in diretta con espressioni da carrettiere. Figurarsi cosa potrebbe fare un capo di governo straniero, che certo non ha fatto gli studi di Cacciari, mai ascoltasse simili scemenze, mentre si trova in un paese dove il parlamento sembra diventato quello serbo croato del secolo scorso.
Da qui la folgorazione. Serve qualcuno da dare in pasto agli ospiti prestigiosi della statura di Draghi, anzi, se possibile, visto il tracollo avvenuto, ancora più alto. E chi sta più in alto del papa? Sopra di lui siede solo Dio stesso. A questo punto il G7 è stato bello che risolto. Cosa volete che importi se si discute dei russi che ci minacciano o dei 50 miliardi donati all’Ucraina, della mimetica piuttosto che della giacca e cravatta di Zelensky? Tutti i riflettori sono per il Santo padre che si carica sul gobbone anche sta fatica, con incontri ad ogni ora e presenta pure una relazione sui rischi dell’Intelligenza artificiale. Tema davvero formidabile. A quel punto i sette Grandi possono dedicarsi al gioco del golf nei campi accanto al resort. A tenere il centro della scena ci pensa il papa.
Resta solo un granellino di sabbia capace di ostruire tale escogitazione perfetta. Il papa, una volta mobilitato in tutto il suo splendore dovrebbe attenersi ad una specifica consulenza ed è persino possibile che papa Francesco abbia tanto a cuore il voler essere cortese e discreto nei confronti del governo italiano da attenersi a tale programma, di non uscire dal seminato. Gli restano i colloqui a quattrocchi dove potrà pur sempre dire che cosa pensa sui temi che attirano la sua attenzione come si evince ogni domenica dalla messa a San Pietro. La guerra, l’aborto, l’immigrazione. Finalmente giunto al G7 il pontefice potrà dire in faccia agli americani di non volere limiti all’immigrazione, ai francesi di non volere l’aborto, a tutti di volere la resa dell’Ucraina che la Chiesa odia la guerra, non la dittatura. Che effetto avrebbe questa beatificante presenza del papa per i paesi partecipanti al vertice mondiale, per la stampa che riporterebbe ogni sua parola confidenziale, come quella elegantissima sui preti cattolici?
Con l’Italia però il pontefice potrebbe essere benevolo, vista la grande considerazione ricevuta. Mai nella storia un paese organizzatore ha chiamato il papa fra i Grandi. Poi questo governo è pure antiabortista, gli si potrebbe anche dire che in fondo i lager in Albania sono una soluzione incoraggiante, lo furono a suo tempo in Argentina e che i vescovi devono pensare a pregare, non alle riforme costituzionali. Papa Francesco ama lo Stato laico, soprattutto quando questo si ripromette in caso di aggressione di non mandare soldati, di sparare petardi nel cortile di casa, di sgranare i rosari e su tutto, di ascoltarlo.