Il Fondo monetario internazionale ritiene, a torto o a ragione, che un mercato dei capitali integrato trae vantaggio dal rafforzamento della capacità di coordinamento tra le autorità nazionali che ne fanno parte. Per questo lo FMI incoraggia la convergenza dei mercati finanziari fra i paesi membri, comprese, ovviamente, tutte le iniziative volte a rafforzare gli strumenti di gestione della crisi. La direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva, ritiene dunque preferibile per l’Europa avere il Mes come misura precauzionale durante periodi rischiosi come quelli che sta vivendo appunto in questi mesi il vecchio continente. Mai dovesse esserci un altro choc, ha detto Georgieva, il Mes sarebbe indispensabile.
A queste valutazioni ha risposto il presidente dell’Euro Gruppo Paschal Donohoe, ribadendo a chiare lettere che “la ratifica del trattato da parte di tutti è un’importante priorità”. La mancata ratifica da parte di un singolo Paese rappresenta “una perdita collettiva”, dal momento che questo impedirebbe ad altri Paesi di poter accedervi volendolo. Il trattato concernente il Mes è stato firmato da tutti i paesi membri dell’Unione, Italia inclusa, l’unico che poi non lo ha ratificato, impedendo quindi l’accesso per ogni altro Stato. A spiegazione di questa scelta nazionale, il ministro Giorgetti, che pure si è detto favorevole personalmente alla ratifica del Mes, ha spiegato che è il parlamento ad essere contrario. Nel caso Giorgetti non se ne rendesse conto, questa sua dichiarazione aggrava la situazione italiana, dal momento che non basterebbe cambiare il governo per approvare il Mes. Anche nell’opposizione ci sono forze contrarie alla ratifica. per cui la maggioranza anti Mes in Italia è indipendente dal governo. Tralasciamo che la posizione del partito a cui appartiene Giorgetti contraddice la posizione del ministro. La Lega ha votato contro la ratifica del Mes.
Il ministro Giorgetti si trova dunque in una situazione molto delicata e avrebbe ragione di orgoglio per dire che egli intende fare tutto il possibile per convincere se non l’intero parlamento, per lo meno il governo a cui appartiene, o al limite, il suo partito, per soddisfare quella che pure è una condizione minima, ma decisiva per la collaborazione futura con lo Fmi e l’Euro Gruppo, quale appunto la ratifica dei trattati sottoscritti. Altrimenti, Giorgetti dovrebbe dire che lui e l’intera comunità europea si sono sbagliati e che serve una riforma profonda del trattato per convincere il parlamento italiano a rimuovere il giusto veto posto. Insomma, Giorgetti ancora si potrebbe dimettere o quello che gli pare. L’unica cosa che non può fare è quella che invece ha fatto, ovvero accusare un pregiudizio nei confronti dell’Italia, tale che questa sia stata messa nell’angolo in cui si trova. L’Italia si è scelta da sola la sua strada con il governo, di cui Giorgetti rimane ministro, in testa ed è andata incontro esattamente a quanto le spetta e si merita. Un isolamento penoso.