La Costituzione repubblicana richiede una panoramica d’insieme, nessuna parte prevale sull’altra. Poi bisogna leggere gli articoli integralmente. L’articolo 11 sempre sovra citato in malo modo, non dice solo che “l’Italia ripudia la guerra”, perché se lo dicesse, non avremmo una Costituzione antifascista dettata da una guerra di liberazione, ma una Costituzione che nemmeno l’India di Gandhi si è data, l’India le guerre le ha fatte eccome, già dal 1948. L’articolo 11 recita infatti che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli e come strumento di risoluzione delle controversie internazionali”. In questo modo si spiega la richiesta di un impegno diplomatico per raggiungere la pace, così come l’impegno di difesa nei confronti di un qualsiasi popolo minacciato, oltre al proprio di popolo. Tanto è vero che il secondo capoverso di tale articolo prosegue scrivendo di consentire “in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni” per concludere con il promuovere e il favorire “le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. La ragione per la quale le missioni italiane in Somalia, in Serbia, ed in Afghanistan, all’interno dell’Onu e della Nato, erano perfettamente costituzionali.
Sarebbe dunque altrettanto costituzionale l’invio di soldati in Ucraina nel caso in cui la Nato o l’Onu promuovessero un dispiegamento di forze necessario alla difesa del popolo di quel paese, o ai nostri confini se minacciati da altri Stati qualsivoglia. Sotto questo stretto profilo costituzionale l’intervento del ministro Crosetto in aula di ieri è stato inappuntabile. Il ministro ha detto che l’Italia concorre alla fornitura di difesa delle forze Ucraine insieme alla Francia e a questo fine si presta all’addestramento di eventuali forze ucraine all’interno del nostro territorio. È poi doverosa la precisazione del presidente del Consiglio a riguardo. L’onorevole Meloni ha definito l’impegno militare italiano finalizzato al conseguimento di una pace giusta in Ucraina. Un diverso obiettivo, la sconfitta delle forze russe, o il loro ritiro, sarebbe puramente politico e quindi il governo italiano dovrebbe valutarne il profilo costituzionale.
Da parte loro le forze di opposizione che si preoccupano delle scorte militari del nostro paese messo a dura prova dal sostegno dato, hanno perfettamente ragione di richiedere l’aggiornamento dello Stato della Difesa, come hanno ragione di preoccuparsi che per l’appunto l’Italia non resti disarmata. Questa preoccupazione chiaramente emersa in Aula ieri testimonia come l’opposizione sia consapevole della necessità di leggere l’articolo 11 per intero, onde per cui, non si comprende un’obiezione di tipo costituzionale all’impegno del governo. È pienamente legittima invece un’obiezione politica quale che essa sia. Quanto all’appartenenza dell’Italia alla Nato, questa non si significa un’adesione automatica alle decisioni dell’Alleanza. La questione è molto delicata perché nel momento nel quale si aderisce ad un’organismo internazionale, o lo si riconosce, come la convenzione dell’Aia ad esempio, ecco il secondo capoverso dell’articolo 11 relativo alle limitazioni di sovranità necessarie. Un simile passaggio magari è molto difficile da accettare per un sovranista, ma ahilui, la Costituzione repubblicana pone proprio un limite interno alla nostra sovranità nazionale. Sulla base della Costituzione non potremmo invadere un paese terzo solo perché ce ne viene il capriccio, nemmeno attraverso un’annessione pacifica, mai la popolazione di Rijeka, la vecchia Fiume, o di Nizza, impazzisse e ci chiedesse di tornare italiana, magari dopo un referendum.
Difficile poi dire se le implicazioni di una tale condotta costituzionale possano far apparire il governo italiano “schienato” piuttosto che schierato con la Nato o le Nazioni unite, o di altri ancora organismi internazionali riconosciuti dall’Italia. Si tratta della sensibilità politica di ciascun governo ed il giudizio a riguardo è sempre discutibile. Deve invece essere chiaro, che sulla base della nostra costituzione, non si può essere mai schierati e tanto mai “schienati”, con paesi estranei ai trattati sottoscritti dall’Italia. Si impone prudenza quando si decide di ampliare il nostro raggio di azione internazionale, oltre ai confini prestabiliti dagli organismi a cui l’Italia appartiene. Magari proprio a proposito si potrebbe nutrire più di un dubbio sulle scelte intraprese nel recente passato. Per la Cina ad esempio, e ovviamente, per la Russia, con i suoi militari, più che con i suoi medici in giro per l’Italia al tempo del covid.