Quello di cui proprio non aveva bisogno il governo era di sprofondare, come pure è avvenuto, in un Affaire Sangiuliano. Il ministro della Cultura, poveretto, meglio se si ripristinasse la dicitura dei “Beni culturali”, meno pomposa e più efficiente, si è sempre ritrovato ad un passo della bufera, magari più per aver detto che Times Square si trova a Londra, piuttosto che rifarsi alle teorie di Galilei, che poi sarebbero quelle di Copernico. Comunque tanto per dire, a noi non è proprio piaciuto un convegno su Mazzini generico e prolisso, ma insomma. Tanta buona volontà al ministro andrebbe pur riconosciuta. In quest’ultimo disgraziato caso si vede proprio un desiderio di infierire un po’ canaglia. Di cosa è accusato il ministro? Se ha speso soldi pubblici per una persona che non era una consulente ma una relazione privata, può benissimo rimborsarli di tasca propria, non sarà un grande problema. L’onorevole Fassino sembra pronto a pagare un profumo da cento trenta euro cinquecento, il ministro Sangiuliano metterà mano al portafoglio, magari l’ha già messa. Se invece il ministro voleva dare un incarico e poi ci ha ripensato, scusate questo è potere discrezionale del ministro. Al limite può aver mancato di cortesia istituzionale, cosa che in politica magari è piuttosto frequente. Sospettare invece che abbia rivelato informazioni sensibili sul G7 Cultura ad un estraneo, in effetti sarebbe grave. Se si trattasse di personalità contigua ad ambienti terroristici, non impegnata nella moda. Dove si seggono i ministri a cena e quale percorso faranno per arrivarci, non è materia da servizi segreti, basta appostarsi agli alberghi e seguirne gli spostamenti, come hanno sempre fatto i paparazzi.
Che ci sia una qualche isteria nell’opinione pubblica a fine estate e alla ricerca di dettagli compromettenti, questa è cosa molto più preoccupante. Con due guerre alle porte, una crisi finanziaria che si vuole smentire, una querelle aperta con la Commissione europea di cui si fa finta di niente, il governo si occupa di Sangiuliano, un’ora e trenta ricevuto a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio. Davvero viene credere che abbiano poco da fare. Eppure non si capisce nemmeno più quale sia esattamente la posizione del governo sull’Ucraina. Ci si era presentati come paladini di Zelensky al punto di firmare un documento di difesa comune e adesso che quello si trova con l’acqua alla gola gli si dice non fare così, non fare cosà. Nella maggioranza di governo o ci sono, o ci fanno. Allora non si lamentino se poi si va incontro alle inevitabili conseguenze. Il governo poteva valutare rapidamente se ci fossero elementi per far dimettere il ministro e farlo subito preventivamente. Oppure dichiarare che l’operato del ministro era al di sopra di ogni sospetto. Non è riuscito né in una cosa né nell’altra. Sono le esitazioni del governo il peggior nemico del governo stesso, tanto che a questo punto non si risparmia nemmeno il ridicolo, il botta e risposta con una privata cittadina che al confronto fa un figurone e in tutti i sensi.
Bisogna pur dire che l’accanimento delle opposizioni non appare proprio edificante. Ad uno verrebbe voglia di stendere un velo pietoso. Con ministri sotto inchiesta e del tutto incompetenti ci si aggrappa al Sangiuliano pericolante. Verrebbe voglia di difenderlo. Anche perchè invece un governo ridotto in queste condizioni, è oramai indifendibile.
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