Viene spontaneo chiedersi se il governo abbia un gusto autolesionista autentico. Occorre una certa abilità per infilarsi in una situazione tanto compromettente come quella in cui si trova l’Italia dopo il vertice di Bruxelles. Lo scontro sul Mes in particolare è completamente privo di senso, perché è oramai evidente a tutti che il governo sarà costretto a capitolare. Altrimenti uno non dice, come pure ha detto il presidente del Consiglio, “questo non è il momento”, perché se si tratta di una questione temporale, significa che non c’è un’obiezione di merito. Invece per l’Italia è il momento di polemizzare con la Bce, in modo che se già tutti sono irritati per la mancata ratifica del provvedimento salva Stati, ecco che si convincono che la posizione italiana sia finalizzata a trattare condizioni vantaggiose sul Patto di Stabilità. Un modo sicuro di tornare ai ferri corti con la Germania e la Corte dei Conti tedesca che non amano fare sconti sulle procedure di rientro dal debito. Vogliamo essere generosi con il governo italiano. Ammettiamo che una simile contrattazione, invece che catastrofica, sia funzionale all’interesse del paese. Allora che motivo c’è di votare anche contro la pesca? Perché l’Italia è riuscita a fare pure questo, a distinguersi sulla pesca.
Ci sarebbe poi un altro piccolo problema, che indichiamo dal primo giorno, riguardo al Pnrr. Oramai è prossimo ad esplodere in tutta la sua evidenza. Lo si comprende dal tono che il presidente del Consiglio ha preso in Aula nei confronti del ministro Fitto prima di lasciare Roma. Lo avesse licenziato su due piedi, cosa che per la verità non potrebbe fare, non è un premier come la continuano tutti a chiamare, sarebbe stato un atto meno rivelatore della crisi che si sta consumando. Rata di 19 miliardi, addio. Aspettiamo solo l’ufficializzazione. Poi vedremo cosa ci raccontano.
Mai non bastasse la Commissione, la Germania, la Bce, ci si è messo persino il polacco Morawiecki, sul nuovo Patto per l’Asilo dei Migranti. Ad ascoltarlo sembrava essere tornati all’aggressione di Danzica, anno 1939. Morawiecki, sostiene che i confini dell’Europa “non sono sicuri”. Un disastro per l’onorevole Meloni con tutto il suo profuso impegno nel Mediterraneo, tra Saied e Macron. Il risultato? La delusione della destra a Varsavia. Almeno fosse convinta di quello che sta combinando, quando è ovvio che non lo sa. Povera donna, tanto successo nei sondaggi in patria, tanto raminga in Europa.
Non smetteremo mai di provare riconoscenza politica vera nei confronti del governo italiano per l’impegno assunto in Ucraina, il fulcro della politica democratica occidentale e l’onorevole Meloni può vantarlo. Ed è una questione sempre più aspra, considerando la pressione indecorosa di parte consistente dell’opinione pubblica nel paese insieme ai ridicoli tentativi del Vaticano di queste ore. Poi ci sono gli umori interni alla maggioranza, incluso il passato putiniano della stessa Fratelli d’Italia, quando era innamorata dell’uomo forte al comando. Il governo su questo è encomiabile. Sarebbe tragico rovinare un tale lavoro con il fantasma dell’isolamento. Eppure a Bruxelles già si sentono scuotere le catene.
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