Sul piano strettamente militare le vera notizia non è l’incursione ucraina a Kursk che pure ha sorpreso i russi con le braghe abbassate. Questa penetrazione di dieci chilometri nel territorio russo con truppe e carri armati, ovviamente, ha fatto scalpore, benissimo. Eppure bisogna considerare che nell’ambito di un conflitto di questa estensione temporale, una simile mossa potrebbe essere semplicemente una bravata dei generali di Zelensky. Raffreddiamo gli entusiasmi allo Isw, dove sono convinti di essere ad una svolta. Gli ucraini avrebbero segnato “una pietra miliare significativa nel conflitto“, perché dimostrato la loro “capacità di ottenere successi anche in territorio nemico“. Questo scrivono a Washington. Anche il generale confederato Stuart otteneva successi in territorio nemico, eppure perse la guerra. Per cui, così come la controffensiva dell’anno scorso si rivelò fallimentare, il blitz di ieri potrebbe dimostrarsi velleitario. Medvedev comunque l’ha presa male, minacciando di andare a Kyiv, a Leopoli, spingersi chissà dove. Ora, per la verità, la Russia già era voluta andare a Kyiv, a Leopoli, ad Odessa, ed è tornata indietro con la coda fra le gambe, per cui a occhio e croce, rispetto al primo tentativo l’impresa, è diventata molto più difficile. Oltre a questo non ci spingeremmo.
Anche perché la Russia in questi ultimi mesi aveva fatto comunque dei progressi, magari non dei 420 chilometri quadrati di territorio vantati da Sergei Shoigu, capo del Consiglio di sicurezza ed ex ministro della Difesa, ma anche i soli 290 contati dallo Isw, sarebbero considerevoli,. non fosse la sproporzione delle forze in campo e soprattutto che gli ucraini ancora gli aiuti occidentali li devono ricevere, stanno con il pacchetto dell’anno scorso, eppure nel complesso reggono. Essersi addirittura spinti a nord-ovest della città-confine di Sudzha, 530 km a sud ovest di Mosca, ha tanto dell’azzardo. Putin ha snobbato il tutto come “una provocazione”, e potrebbe essere un giudizio corretto per quanto pronunciato da uno che evidentemente pensa di essere il padrone.
Per questo la vera notizia della giornata di ieri è un’altra. Il Cremlino che ostentava rabbia e comunque sicurezza sul blitz ucraino a Kursk, lamentava l’apertura di “un secondo fronte”. Putin ha accusato gli ucraini di aver colpito in Mali dove poche settimane fa una colonna dei mercenari della Wagner è stata completamente annientata dai ribelli. Nessuno allora aveva parlato di correlazioni con l’Ucraina, lo ha fatto ieri lo stesso Putin e con termini clamorosi. Come se la Russia combattesse contro gli anglo americani, non i contadini ucraini. Vero che Putin oramai vede l’Ucraina dappertutto, ma aprire “un secondo fronte”, non è accusare Zelensky di usare terroristi islamici per attaccare i teatri della periferia di Mosca, o far esplodere le automobili dei suoi burocrati e sottopancia. Putin ha indicato una strategia complessa che passa attraverso l’espansione extracontinentale dei due contendenti. Per la prima volta, forse involontariamente, Putin ha collocato l’Ucraina sul piano di una potenza mondiale, in grado di sbarcare in Africa, come Patton nel 1942, cioè esattamente dopo due anni dallo scoppio della seconda guerra. E pensare che questa di Putin in Ucraina, doveva essere una qualsiasi “operazione speciale”. Guardate come sta andando a finire.
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