Se il governo Conte due non si è mangiato i soldi per la difesa del suolo che erano ancora depositati fino al 2018. il governo Meloni ha già il capitale per intervenire con efficacia in Emilia Romagna. Scriviamo Conte due perché fu il Conte uno a cancellare il piano “Italia sicura” del governo precedente. Renzi per lo meno si era accorto del tesoro disponibile e voleva sbloccarlo con un grande piano nazionale. I soldi erano depositi che risalvano persino alla tragedia del Belice, mai stati impiegati dallo Stato e ce ne erano molti altri legati ai fondi europei ed anche mai impiegati. Mancavano i progetti che Renzi intendeva predisporre in un piano nazionale bloccato da Conte. Poi non saremmo in grado di dire se davvero il Piano di Renzi sarebbe servito ad evitare o a prevenire quanto accaduto in questi giorni drammatici, perché non ne abbiamo la sufficiente conoscenza. Resta il fatto che non si è capito perché Conte si sbarazzò di uno strumento che poteva essere comunque utile e fornito di capitali non trasferibili perché vincolati dalla legge.
I mutamenti climatici che riguardano in generale il Mediterraneo e la condizione già ampliamente deteriorata del territorio italiano avrebbero dovuto poter contare su strumenti appositi di difesa e di prevenzione che invece sono stati negli anni completamente ignorati. Solo il governo Berlusconi nel 2004 con il Progetto operativo difesa suolo, voluto dal viceministro all’ambiente Nucara e poi il piano del governo Renzi, hanno cercato di fronteggiare la situazione. Entrambe queste misure sono state cancellate dai governi subentrati, ma il nuovo governo può riprenderle e questo senza bisogno di rimodulare i Pnrr. Serve sbloccare i fondi disponibili attraverso i progetti. Sono questi che mancano, insieme alla volontà politica di intervenire in un ambito tanto delicato per tutte le questioni burocratiche di competenza. Per pulire un tombino bisogna chiedere l’autorizzazione al comune e per alzare un argine di un rigagnolo, procurarsi l’approvazioni di almeno tre livelli di autorità amministrativa, e temere la decisione del Tar nel caso di controversia. Un capolavoro di sbriciolamento delle competenze causato dalla legislazione concorrente con le modifiche al titolo V, governo Amato, 1999. La storia di danni causati a questo paese da governi preoccupati solo di rivincere le elezioni è infinita. Ma il governo Amato merita con la sua riforma costituzionale un posto di primo piano.
Il governo Meloni ha l’ occasione per dare un segno di positività al suo corso. Invece di stare a perdere tempo in questioni che evidentemente non comprende, come il presidenzialismo ed il premierato, cancelli le modifiche al titolo V che sono una delle principali ragioni dei ritardi nella nostra vita nazionale. Nell’attesa di un processo inevitabilmente complesso costituisca comunque una unica autorità centrale capace di realizzare le opere necessarie per evitare ulteriori disastri. Un lavoro enorme che deve essere iniziato subito, ragione per cui le opposizioni possono dare un loro contributo utile in modo da accelerarne l’iter parlamentare. Sarebbe un bel cambio di passo invece di stare a discutere dell’antifascismo.
cco