Con preoccupazione e dispiacere bisogna pur constatare che la controffensiva ucraina fa piangere come l’offensiva russa faceva ridere. I comandi inglesi e statunitensi pronti a sostenere il rispetto dei tempi previsti a fronte delle difficoltà, equivalgono la propaganda russa dell’avanzata irresistibile giunta anche in Italia. I successi ucraini, che pur ci sono, restano complessivamente insignificanti. Un conto era schiantare un battaglione russo che voleva prendere una posizione senza riuscirvi, un altro, vederne decimare uno ucraino per aver liberato due chilometri quadrati di territorio.
Non si capisce nemmeno quale sia il senso di condurre una controffensiva con l’esercito russo trincerato dietro campi minati, senza disporre né dei mezzi, né degli uomini sufficienti per farlo. I russi in un anno hanno dimostrato tutta la loro incompetenza strategica, cosa che del resto risponde ad una tradizione di debacle clamorose dei loro eserciti in tutta la loro storia. L’Ucraina in pochi mesi ha invece dimostrato proprio di non averlo mai avuto un esercito e ora che gliene si è costruito uno, di distruggerlo. Semplicemente senza disporre di un’aviazione sufficiente e di un rinforzo di truppe occidentali, fossero anche battaglioni fantasma come quelli russi in Crimea nel 2014, Zelensky non doveva fare un bel niente, tranne quanto fatto sinora con successo, difendersi. C’erano ragioni politiche per mostrare i muscoli? Sicuramente. Purtroppo adesso i muscoli sono ricresciuti a Putin che era un ectoplasma. Zelensky non può ignorare le proporzioni, ovvero che la Russia dispone tre volte della sua forza e che solo con il sostegno occidentale può reggere l’urto e se questo sostegno ora lo si spreca, potrebbe venirgli meno nel tempo. Putin è riuscito ad avere l’inerzia dalla sua parte, spara i suoi ferrivecchi sulle città ed i depositi ucraini ed aspetta come un ragno nella sua tela. Magari perde qualche nave, qualche battaglione, qualche chilometro, ma cosa gli importa? Se i russi si ingoiano un’economia che vede il rublo ridotto a cartastraccia e l’inflazione superare il 50 per cento, quello va avanti. Chi si mette di mezzo viene travolto, oligarchi, generali, oppositori, poco importa. Non è un tipo che si fa scrupoli Putin.
Era Desmoulins nel 1791 a scrivere che se la Russia avesse avuto la libertà di stampa in due settimane sarebbe caduto lo zarismo. E tutti i comunisti lessero Desmoulins, per cui mai vi è stata la stampa libera in Unione sovietica che fu più repressiva dello zarismo, tanto che oggi in Russia, nessuno sa cosa sia accaduto, nemmeno durante il tentato golpe a Mosca. I regimi russi cadono solo quando perdono la guerra e senza stampa libera, nessun russo sa mai di averne perso una. Ora Putin la guerra la sta per lo meno pareggiando. Ci si inventa pure una crisi nel Sahel tanto per far capire che non si sta con le mani in mano. È vero che puntare sulle prossime elezioni statunitensi, dove magari la spunta un amico alla Casa Bianca, è un calcolo piuttosto rischioso. Intanto c’è di mezzo un altro anno dove comunque le cose vanno da schifo, e poi chi l’ha detto che il prossimo presidente Usa sia più indulgente di Biden nei confronti della Russia? Magari invece si decide alla guerra nucleare. Non fosse che Zelensky ha persino meno tempo davanti a sé di quanto ne abbia Putin, e lo sta buttando.