Il Cremlino che accusa gli ucraini di nazional socialismo per i loro legami con il collaborazionista Stepan Bandera, ha appena dedicato l’Università statale di scienze umanistiche ad Ivan Il’in, il filosofo russo confidente della Gestapo. Il’in che era amico di Goebbels fu un nazista a tutti gli effetti. Il momento in cui sembrò poter vacillare la sua adesione al nazismo, Il’in era riparato in Germania e non costrettovi a forza come avvenne per Bandera, fu a seguito del patto Ribbentrop – Molotov che proprio non apprezzava. Anche nel dopo guerra, scappato in Svizzera, Il’in continuò a difendere il diritto di Hitler nella lotta contro il bolscevismo. Le figure di Il’In e Bandera, compreso il comune antisemitismo, si sovrappongono perfettamente, Il primo diventa filonazista perché spera che i tedeschi liberino l’Ucraina dai russi, l’altro, di madre tedesca, perché odia i bolscevichi. Non si capisce come si possa rimproverare agli ucraini di essere nazisti perché legati a Bandera, quando poi si concede risalto istituzionale alla figura di Il’In.
Entrare nella sfera culturale russo asiatica per un occidentale, è oggettivamente cosa molto complessa, per cui varrebbe la pena di non esporsi a giudizi secondo schemi tradizionali. Comprendere le ascendenze intellettuali e la formazione di popolazioni tanto differenti, richiedono studi molto specializzati. De Maistre, ambasciatore presso lo Zar quando Napoleone entrò a Mosca ricorda che Bonaparte credeva che i russi fossero come gli italiani, tali e quali a lui, insomma. Un errore fatale. Se oggi gli ucraini hanno ancora una qualche forma di ammirazione per Bandera non significa necessariamente che siano fascisti, magari ne apprezzano lo spirito insurrezionalista poco diffuso nella loro regione. Mentre per i russi Il’in può essere preso come il punto di riferimento controrivoluzionario, o persino come il più grande, se non l’unico studioso russo di Hegel. La stessa adesione al nazismo per un esule quale fu, può essere considerato un semplice accidente, quando Bandera venne persino preso prigioniero dai tedeschi. Bandera ed Il’In hanno entrambi più dei disgraziati che dei carnefici, quali responsabilità storiche possano avere avuto, il fascismo è un fenomeno che li trapassa. Il fatto che Putin sia un ammiratore dichiarato di Il’in, Zelensky, che è ebreo, avrà pure qualche difficoltà a rivolgersi a Bandera, non significa che Putin sia un fascista. Putin è più un paradosso vivente, dal momento che rimpiange il crollo dell’Unione sovietica, la principale catastrofe del ‘900 secondo lui, e poi commemora un antibolscevico radicale come fu per tutta la sua esistenza Il’in.
Considerato che né Putin, né Zelensky sono comunque degli accademici, non vale la pena tentare di orientarsi in un labirinto tanto oscuro dove magari nazionalismo e misticismo si confondono irrazionalmente. Anche la discussione tutta italiana del fascismo o del nazismo che possono ripresentarsi, o già si sarebbero ripresentati, lascia abbastanza il tempo che trova. Semmai è indice di cattiva coscienza. Fu l’Italia ad inventare il fascismo ed i vertici dello Stato italiano, pur disprezzando il nazismo, si legarono ad Hitler quasi indissolubilmente. Questo è il nostro problema, non che il fascismo si ripresenti, quando magari è rimasto latente.
La guerra fra Russia ed Ucraina, che gli occidentali hanno sempre considerata particolarmente lontana, si è dilungata nei secoli e di fatto è ancora aperta. Questo aspetto tragico, al di là delle etichette che gli si vogliono dare, riemerge anche nel nuovo millennio. Potrebbe scoperchiare un conflitto civile europeo che si credeva concluso. Mazzini promosse una Giovine Europa, escludendo la Russia. Era dell’idea che l’Europa, quali che fossero le differenze, si sarebbe dovuta compattare proprio per contenere la cieca prepotenza espansionista della Russia. Quasi duecento anni fa. Questo pensiero, di sicuro, si ripresenta attuale.