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Una giornata particolare

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
25 Giugno 2023
in L'editoriale
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L’unico motivo per il quale Prigozin si è fermato a duecento chilometri da Mosca dopo averne percorsi quasi mille senza trovare una qualche resistenza degna di nota, è perché evidentemente consapevole di non avere il peso politico per rovesciare Putin. Prigozin è un avanzo di galera, conosciuto nel mondo come “macellaio”, così si è definito lui stesso quando gli si dava del “cuoco”, un volgare criminale di strada arricchito. Era più facile vedere Rasputin prendere il posto dello Zar che lui quello di Putin. Poi vai a capire se davvero fosse in grado di portare a termine un simile colpo di mano, o se la Wagner prima di entrare a Mosca venisse schiantata. Per quanto mal concio sia l’esercito russo, non può esserlo al punto di non riuscire a difendere la sua capitale da 20 o 25 mila uomini che fino all’altra settimana lamentavano di aver bisogno di munizioni. Per cui è possibile che Prigozin non volesse né rovesciare Putin, non è assolutamente credibile, né innescare la guerra civile, non è amato. Il capo della Wagner si sarebbe dunque accontentato di mostrare la sua forza all’interno della catena di comando. Si era rifiutato di regolarizzare la Wagner sotto il ministero della Difesa come pure gli era stato ordinato. Ora ha fatto capire a tutti che lui non obbedisce controvoglia. Dopo di che può tornare volentieri nei ranghi a fare le stesse cose di sempre, e cioè servire Putin, messo bene in chiaro, che le condizioni non gliele detta nessuno.

La Voce Repubblicana dopo due settimane dell’invasione russa dell’Ucraina, ha ritenuto che i russi avessero fallito la loro “operazione speciale” e che le ricadute di un prolungamento del conflitto avrebbero portato ad una crisi politica interna. Cioè, quando tutti ci dicevano che l’Ucraina era spacciata noi si scriveva che lo sarebbe stata la Russia e c’era pure chi ci scherniva. Ora, a onore del vero, Putin, anche se non si sa esattamente dove sia, dovrebbe essere ancora al comando della Russia. In compenso la crisi annunciata è piuttosto profonda e anche se in tempi più lunghi di quanto immaginato, inciderà sugli equilibri della federazione russa pesantemente. Tutti i commentatori nella giornata di ieri si sono precipitati a dire che anche se la Wagner fosse tornata indietro, nulla sarebbe più stato come prima, ovvero che non si sarebbero potuti cancellare gli effetti di una giornata tanto particolare. Per quanto questo giudizio appaia ragionevole, non è così scontato. Prigozin è capace di rimettersi di nuovo alla testa delle sue truppe, riprendere i combattimenti, senza nemmeno aver fatto deporre i suoi odiati Gerasimov e Shoigu, ovvero quelli che accusa come responsabili del disastro militare consumato finora. È solo a capo di un’organizzazione di mercenari, salvaguardata la sua posizione, che interesse ha di cimentarsi in imprese che non sono di sua competenza? Anche la declamata convinzione della debolezza di Putin o addirittura dello Stato russo, potrebbe essere facilmente smentita se domani Prigozin venisse arrestato o ucciso, senza contare, appunto, che magari davvero ancora dieci metri e la Fsb avrebbe annientato le avanguardie avvicinatesi troppo a Mosca. È ancora presto per esprimersi perentoriamente su cosa è successo ieri e non vi sono informazioni sufficienti.

C’è un solo fatto acclarato di questa vicenda ovvero le parole del capo della Wagner sulle ragioni della guerra, che hanno smentito clamorosamente la propaganda ufficiale, persino quella relativa al “nazismo” ucraino. L’aggressione russa è avvenuta esattamente sulle basi che sosteniamo noi come comunità occidentale. Sono le mire di una oligarchia depredatrice ad averla guidata. La favola del lupo e dell’agnello nel secondo millennio. Dal che i russi possono riprendere tranquillamente ad andare avanti in quello che hanno fatto finora, fingendo che vada tutto secondo i piani. Il popolo russo ama bersi di tutto persino che stava vincendo la guerra del 1917. Verrebbe solo meno la ragione di quanto stanno facendo negata da uno dei suoi comandanti più disposto al sacrificio. Tanto basta per rovinare una grande nazione che credeva di avere una missione spirituale da compiere nel mondo, o per lo meno questo scriveva Gogol due secoli fa della Russia. Ah si, Gogol era ucraino.

Foto CC0

Tags: prigozinPutin
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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