Il segretario nazionale del Pri, Corrado de Rinaldis Saponaro è intervenuto al Congresso straordinario del Psi svoltosi a Napoli. Saponaro ha ricordato la nascita dei partiti repubblicano e socialista avvenuta alla fine dell’800. Psi e Pri in momenti diversi a volte conflittuali, hanno posto comunque le loro radici nel mondo occidentale
“Siamo gli unici partiti in Italia che non hanno il nome del loro leader nel simbolo”, ha detto Saponaro. “Abbiamo una lunga continuità storica da rispettare e vi saranno altri segretari a prendere il nostro posto. Veniamo da lontano e siamo destinati ad andare lontano”. Psi e Pri nonostante le diversità che li hanno caratterizzati hanno dato il loro contributo a costruire quella democrazia repubblicana uscita dalle rovine della seconda guerra, che ha fatto dell’Italia uno die principali paesi industriali. Questo è stato possibile grazie alle nostre relazioni con il mondo atlantico, dove si sono esposte personalità di grande prestigio, come Altiero Spinelli, il cui Manifesto “viene offeso nel modo volgare da un personaggio che oggi fa il presidente del consiglio”. Questo attacco al manifesto di Ventotene nasce principalmente perché il governo non ha argomenti da avanzare. Questo non lo giustifica certo, piuttosto ci dice che il problema che abbiamo davanti “non è semplicemente quello dell’alternativa” ad un governo fallimentare, ma la capacità di governare un paese come questione democratica per eccellenza. Il bipolarismo maggioritario che abbiamo costruito non consente la governabilità del paese, sono troppo diverse fra loro le forze che ne fanno parfe. “Mi chiedo, ha detto Saponaro, come coloro che si richiamano alla tradizione popolare possano sedersi in un esecutivo dove si esprimono tre posizioni diverse sull’Europa”.
Il segretario del Pri ha detto di ritenere temporanea la crisi delle relazioni fra Europa ed America e che queste si risolveranno necessariamente. Ciò non toglie che bisogna sapersi preparare per questo breve o medio periodo che ci attende, perché sarà comunque particolarmente intenso. “La nostra sicurezza non può dipendere più dagli americani” e faccio osservare che tutte le forze politiche nel 2002 votarono l’articolo 42 dell’agenda di Lisbona, dove si prometteva un aumento delle spese militari per ogni paese membro dell’Unione. Per cui c’è una polemica pretestuosa e fuori luogo sull’argomento. Gli impegni presi si rispettano.
C’è un aspetto molto importante dell’intervento di Enzo Maraio che Saponaro ha voluto sottolineare, la modernizzazione del paese. I pilastri su cui questa era stata intrapresa nel secondo dopoguerra proprio dalla collaborazione fra socialisti e repubblicani con la Dc, non esistono praticamente più. Tutti vedono la fine fatta dall’industria dell’auto che pure era stato il volano della nostra modernizzazione. Tuttavia nemmeno allora siamo riusciti a risollevare il mezzogiorno, la cui situazione è sempre più critica. Anche per questo serve una grande Europa unita capace di intervenire per sanare gli squilibri strutturali dei singoli Stati e trovare soluzioni che pure sarebbero a portata di mano. L’innovazione tecnologica, la competitività. “Avevo scritto al ministro Fitto,, un meridionale anche lui, di agevolare il rientro in patria delle giovani intelligenze che si sono trasferite all’estero. Un modo per fornire formazione, competenza ed esperienza in Italia”. E anche Fitto ha scelto di andarsene all’estero.
Saponaro ha poi detto di aver ascoltato nella relazione di Maraio un continuo richiamo ai diritti ed ai doveri, un tema squisitamente mazziniano. “Il compito principale che partiti come i nostri devono porsi è quello di far comprendere alle giovani generazioni che si affacciano alla vita repubblicana, che ad ogni diritto corrisponde un dovere”. Lo stesso avvenire del principio democratico di cittadinanza si fonda su questa semplice formula che possiamo rivendicare con orgoglio nella nostra storia. “Dei diritti e dei Doveri”.