L’ampliamento della riflessione suggerito dal ministro Crosetto sulla guerra in Ucraina, è completamente sbagliato. In un primo momento il ministro aveva messo l’infiltrazione ucraina nel Kursk sullo stesso piano dell’invasione russa. Poi resosi conto della sciocchezza commessa egli fa parte di un governo che, come ha detto il presidente del Consiglio al G7, sosterrà l’Ucraina “fino a quando sarà necessario”, ha specificato con una lettera al Corriere della sera che il blitz in Russia non serve alla pace, peggiorando le cose. La posizione del suo governo non è il raggiungimento della pace, questa è la posizione del Vaticano. La posizione del governo italiano dovrebbe essere appunto il sostegno promesso all’Ucraina. Crosetto farebbe bene a tenersi le sue opinioni per se.
Il quadro sul campo invece è abbastanza confuso. Non si capisce esattamente nemmeno quanti uomini e mezzi di Kyiv siano impegnati nel Kursk, per non dire che fra i 29 villaggi che i russi ammettono di aver perso, ed i ben 79 rivendicati da Zelensky. c’è una bella differenza. In ogni caso l’operazione ucraina ha dimostrato come l’esercito di Putin non sia quello di una grande potenza. Putin non dispone nemmeno di soldati di riserva al confine. I coscritti senza addestramento, sono fuggiti o si sono arresi. Per capire cosa sta succedendo Crosetto farebbe bene a richiamare in servizio attivo allo Stato maggiore il generale Tricarico. La Russia in Ucraina in due anni ha adottato una strategia settecentesca mandando avanti migliaia di soldati come forza d’urto per far crollare il nemico, senza rendersi conto di non riuscire a reggere lei un simile sforzo. È bastato aggirare l’esercito occupante, per trovarsi una prateria davanti. Ora un Putin furioso starnazza che gli ucraini hanno fallito il loro obiettivo di distogliere truppe russe dal Donbass. Ma non era quello l’obiettivo, l’esercito ucraino sta arretrando nel Donbass facendo strage di russi e quello che perde di territorio lo riguadagna in Russia. La fragilità di Putin è mostrata interamente. Due anni per prendere Mariupol, il suo successo più rilevante in Ucraina, per poi ritrovarsi gli ucraini che scorrazzano nel Kursk. Adesso la Russia deve spostare truppe da Kaliningrad e se davvero la Nato combattesse contro la Russia, attaccherebbe Kaliningrad. Figurarsi. Ma come fa un paese che non riesce a tenere sotto controllo l’Ucraina in tutto questo tempo, a minacciare il resto del mondo? La Russia è una tigre di carta. Persino Prigozhin lo aveva capito e forse ora inizierà a capirlo anche qualcun altro della cerchia ristretta di Putin. Questo è il punto politico, indipendentemente da quello militare.
Gli osservatori, internazionali, voce repubblicana inclusa, si aspettavano che una volta fatto il colpo, gli ucraini si ritirassero, invece sono ancora lì. Questo è l’aspetto su cui bisognerebbe ampliare la riflessione, ovvero se la mossa fatta non sia stata troppo azzardata, perché non supportata dai missili occidentali. Eppure gli ucraini sembrano convinti di poter restare in Russia a combattere e migliorare ulteriormente le loro posizioni. In altre parole ritengono di aver aperto un altro fronte sul territorio nemico. Se l’Italia sostiene davvero l’Ucraina dovrà sostenerne anche l’offensiva. Altrimenti spedissero Crosetto a Mosca a baciare la mano di Putin. Magari li perdona. Sempre che i russi perdonino Putin,
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