La voce repubblicana a una settimana dell’invasione dell’Ucraina, scrisse con suprema tranquillità che l’aggressione russa sarebbe stata fermata da una semi brigata trincerata. Giudizio espresso con una punta di arroganza, ma rispetto al coro dell’opinione pubblica che pronosticava un successo di Putin in meno di un mese, sicuramente pertinente. Davanti all’offensiva ucraina dell’estate successiva, la voce si era anche espressa, immediatamente questa volta, con una nota di scetticismo. Per quanto la guerra fosse stata condotta dalla Russia in una maniera scellerata, bisognerebbe recuperare i rapporti dell’esercito allo Zar Alessandro sui suoi generali sempre ubriachi per averne idea, l’Ucraina non aveva forze sufficienti per sfondare il fronte. Le cose andarono anche peggio di questa valutazione.
La voce repubblicana ha invece sbagliato nel prevedere la capacità di tenuta del sistema putiniano. Considerando come l’insuccesso bellico protrattosi per tre anni, portò alla crisi dello zarismo, il regime di Putin non avrebbe resistito all’impresa di Bakmuth. Se l’osservazione aveva un senso, il principale collaboratore di Putin, Prigozin, aveva fatto dietrofront per marciare su Mosca, il servizio di sicurezza messo in piedi dal Cremlino in questi ultimi vent’anni si è mostrato tale da fare invidia persino a Stalin. Tra omicidi, suicidi, arresti, repressioni e promozioni, Putin ha saputo trovare un equilibrio che lo rende uno dei più longevi dittatori al mondo, capace anche di resistere ai disastri clamorosi della sua guerra. Infatti al forum di Vladivostok ha cambiato la versione data dell’operazione speciale di due anni fa. All’epoca bisognava annientare il governo filo nazista e cancellare l’indipendenza nazionale ucraina. Oggi l’obiettivo primario sarebbe solo la presa del Donbass. Considerando che le unità russe combattevano per Advika già dal 2018, sapere che nel 2024 avrebbero preso Poltava, circa dieci quindici chilometri di distanza, non dovrebbe essere considerato un grande successo per una potenza mondiale come si ritiene la Russia. Anche perché tutto sto macello si pensava che Putin lo avesse fatto per aprirsi la strada al mar Nero ed al Mediterraneo, dal momento che l’Ucraina è stata sempre annessa alla Russia per questa funzione espansiva ad occidente, non per marcire nel fango delle regioni del Don.
Se dopo due anni di legnate Putin annuncia obiettivi tanto modesti rispetto ai precedenti, la dimensione dei costi avuti da questa guerra, che avrebbe dovuto essere una passeggiata trionfale, sono stati spaventosi. Ancora non si può conoscere la situazione al fronte di oggi che pure tutti vedono favorevole alla Russia. Bisognerebbe sapere per lo meno con esattezza lo stato delle riserve militari ucraine e dei mezzi a disposizione. Se è vero, come dice Lukashenko, difficile crederlo, che l’Ucraina ha 120 mila uomini al confine della Bielorussia. Poi è ovvio che se l’Ucraina non può colpire oltre confine un nemico che le spara principalmente dal proprio territorio, non si capisce come si possa pretendere che l’Ucraina si difenda. Se l’Ucraina rispetta un simile impegno si rassegni a capitolare anche occupando 50 mila chilometri quadrati del territorio russo.
L’impressione che La voce ha riportato da qualche mese, ovvero da quando il Congresso statunitense ha tergiversato sui fondi all’Ucraina, è che una volta tastata la scarsa efficienza della macchina bellica russa, costretta a rifornirsi dai coreani e dagli iraniani, all’Occidente non importi niente dell’Ucraina, come mai gli è importato qualcosa. Fino al 1991 l’Ucraina era solo una regione della Russia. Ed è stata presa in considerazione per questioni interne al mondo politico statunitense, dopo quella data. Quando Bush disse nel 2004 che l’Ucraina sarebbe entrata nella Nato, non c’era nessuna strategia a riguardo, anzi. La stessa Polonia che ha combattuto contro gli ucraini dalla fine dell’800, fatica a distinguerli dai russi e non ama vedere che siano più armati di Varsavia. Mentre l’America ha vinto la guerra fredda contro l’Ucraina sovietica, senza particolari patemi. Solo l’Inghilterra non rivuole i russi nel mar Nero, perché ovviamente ha ancora la flotta più potente nell’area e vuole che resti tale. Per cui bisognerà capire quanto pesi l’Inghilterra nel mondo occidentale per la difesa ulteriore dell’Ucraina che potrebbe essere prossima a venir abbandonata a se stessa.
Dai tempi di Klausewitz è abbastanza inutile seguire gli sviluppi militari sul campo, bisogna seguire gli sviluppi politici. La lezione è del vecchio direttore della voce repubblicana, segreteria La Malfa, Pasquale Bandiera. Bandiera ci spiegò ogni giorno come l’America vinceva la guerra del Vietnam una volta cacciato McNamara, fino a condurre una potenza militare capace di sconfiggere la Francia, alle trattative di Parigi. Nixon perse il Watergate, non la guerra, ma intanto aveva fermato l’invasione nord vietnamita nel sud est asiatico. Il piccolo staterello militare del Nord Vietnam non aveva più le forze per proseguire la sua offensiva all’oceano indiano. La domanda è se Putin presosi tutto il Donbass, non provi altri colpi, magari nel Baltico. Gli Ucraini non sono nazisti, sono slavi, e persino il galiziano Bandera passò tre anni nei campi di concentramento di Hitler. Mentre in Lettonia, sono tedeschi e ancora lo Stato lettone ha a Riga un museo dedicato alle SS. Persino i nazisti venivano preferiti ai russi.
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