Nella prima parte dell’inchiesta sui Night Wolves, particolare club motociclistico russo utilizzato da Putin come strumento di guerra asimmetrica, abbiamo tracciato un profilo della struttura e del suo fondatore, Alexander Zaldostanov, mentre nella seconda parte abbiamo evidenziato le caratteristiche che rendono i Night Wolves funzionali agli obiettivi del potere putiniano; nella terza ed ultima parte approfondiremo la proiezione esterna ed il reticolo di connessioni della gang, tra business e reti di influenza.
Il governo russo, attraverso questo gruppo informale, che possiede numerose ramificazioni sia nella Federazione Russa che all’estero, sta di fatto utilizzando un attore non statuale per compiere attività di intelligence, supporto logistico, controllo del territorio e finanche di guerriglia.
Rilevanti gli stretti legami che i “Lupi di Putin” hanno stabilito con l’Unione internazionale dei paracadutisti e con il Consiglio centrale delle forze speciali. Da notare che nelle prime settimane di conflitto in Ucraina, proprio il corpo dei paracadutisti è stato tra i primi a lanciare l’offensiva nelle zone di Kharkiv, Donetsk e Popasna, (il triangolo filorusso fedele all’ex Presidente ucraino Yanukovich) e nella città di Mariupol, porto strategico sul mar d’Azov.
Il deputy commander che capeggia i Night Wolves nel Donbass ha dichiarato: “Spero che Novorossiya abbia un significato in futuro”. Il riferimento all’idea di Novorossya, o Nuova Russia, non è casuale, ma implica profondi significati: già a partire dalla nomenclatura infatti, ritroviamo un simbolo centrale che compone l’attuale narrazione neo-imperiale della Russia di Putin. La Novorossya, infatti, affonda le sue radici culturali e storiche nel tempo e nello spazio che appartengono al mito fondativo dell’Impero Zarista: quel nome vuole infatti richiamare un periodo ed una geografia che corrisposero all’ espansione di Mosca verso “le terre sacre” della Rus’ di Kiev, ed incarnarono il primo balzo imperiale verso i c.d. mari caldi, sogno di ogni stratega russo.
Tornando alle ramificazioni dei Night Wolves, un’altra carta nel mazzo dei biker filo russi è la figura di Ramzam Kadyrov, leader ceceno che ha trasformato il suo paese in un regime autoritario al servizio del Cremlino. Dal 2014 anche Kadyrov è infatti membro della banda dei Night Wolves. Fu lui stesso, attraverso il suo profilo Instagram, ad annunciare: “Su decisione generale dei veterani del club, sono stato incluso nei Night Wolves“, aggiungendo che a riprova della sua appartenenza al gruppo gli era stato “dato un braccialetto del club”. Kadyrov inoltre ha elogiato in pubblico più volte la gang, affermando: “Il Chirurgo (alias il fondatore Alexander Zaldostanov) ha espresso la sua sincera gratitudine per il nostro forte sostegno al popolo della Crimea. Questo è un uomo con una posizione chiara e ferma sulle questioni principali”. La capitale cecena Grozny è diventata pertanto la sede sud occidentale del club dei Night Wolves nella Federazione russa e qui spesso si svolgono incontri di arti marziali che vedono protagonista Gennady Nikulov, cui accennammo nella seconda parte della nostra inchiesta.
Proprio i feroci pretoriani di Kadyrov, chiamati comunemente “kadyrovtsy”, dallo scorso 27 marzo sono diventati, per volere di Putin, la punta di lancia dell’aggressione russa al Donbass ucraino; le loro strategie di guerriglia urbana hanno consentito la caduta di Mariupol, dopodiché sono stati inviati nella c.d. Repubblica popolare di Lugansk per combattere a Severodonetsk.
La strategia di guerra “ibrida” di Mosca quindi è diventata un fattore chiave ed uno strumento essenziale con il quale il presidente Putin esercita la propria egemonia. Utilizzare, nonostante la Costituzione russa lo vieti, forze paramilitari e compagnie militari private permette al Cremlino di realizzare i propri obiettivi politici. I mercenari quindi, generalmente ex militari con la presenza di diverse professionalità tecniche, sono soggetti più facilmente sacrificabili.
Molti tra i fondatori e capi dei chapter del club lavorano in concessionarie auto o in officine di riparazione. Uno dei co-fondatori della filiale locale di Mosca, Alexei Kaplin, possiede invece la società privata Bars Group Okhrana e la società Katerok LLC, impegnata nel commercio al dettaglio. Il co-fondatore del club nella regione di Tambov, Evgeny Lapin, è proprietario della LLC “Antares”, che fornisce servizi di sicurezza e di investigazione privati.
Molti leader regionali dei Night Wolves di fatto si guadagnano da vivere con il commercio di cibo, di bevande alcoliche e con la ristorazione. Ad esempio l’alcol viene commercializzato dalla “Volchye Logovo”, di proprietà di Yuri Kozlov e co-fondatore del club Night Wolves a Kashin, mentre a Pskov, il “lupo notturno” Alexander Korushkin possiede la LLC “PPK”, impegnata nel commercio all’ingrosso di birra. Altri lupi invece sono associati ad attività commerciali in campo bio-medicale, come Sergey Menshikov, comproprietario di Sibmedtech LLC (commercio di attrezzature mediche) e Mediafarm LLC, come Alexander Leontyev che in Tatarstan possiede la Eagle Clinic LLC o come Yuri Burlin, impegnato nel commercio all’ingrosso di apparecchiature mediche a tramite la SK Service LLC di Pskov. Un’altra area di interesse riguarda le imprese di costruzione: Sergei Tolochko, a Kaliningrad, enclave russa tra Polonia e Lituania, possiede le società di costruzioni LLC Bars 39 e LLC Baltregionstroy, mentre Alexei Kachurin, suo partner nella fondazione della filiale locale dei Night Wolves, possiede la società di installazione Divino LLC.
Dunque una struttura ben articolata ed una rete estesa, se si analizza la totalità degli asset commerciali di proprietà dei membri che fanno riferimento a questa gang.
Sincronizzati e chirurgici, i Night Wolves vengono favoriti anche dall’appoggio esterno di altre bande della Federazione russa, tra i quali i motociclisti del Daghestan, ma anche di singolari gruppi non russi, come i Black Eagles: gemellati con i Night Wolves, essi sono distribuiti in oltre 14 paesi tra cui Oman, Qatar, Emirati Arabi, Lettonia, Regno Unito, Germania e Belgio; il loro leader, Mohammad Hadi, ingegnere in uno stabilimento del gas a Jebel Ali, li ha definiti una “Confraternita”, mentre loro stessi dichiarano “Siamo di nazionalità diverse, ma la cosa più importante è che ci consideriamo motociclisti russi”; i Black Eagles, a loro volta, hanno intrecciato stretti legami con un’altra gang gli “Outlaws”, diffusa in Belgio, Regno Unito, Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Islanda, Irlanda, Lituania, Montenegro, Norvegia e Italia.
Non è dato dunque sapere quanto fitta ed estesa sia la trama dei Lupi in appoggio al Cremlino, ma di fatto gode di numerosi sostenitori, mercenari estremisti provenienti da tutto il mondo e pronti a tutto pur di unirsi alla causa dei “fratelli” filo russi.
Dall’inizio del conflitto anche dall’Italia si sono uniti alla causa diverse frange estremiste; sono realtà cuscinetto che permettono alle organizzazioni di estendere ed ampliare la platea degli affiliati, fornendo inoltre un ottimo supporto logistico alle unità militari. A volte celate da aiuti umanitari o supporto agli sfollati alcune associazioni di bikers italiani, per esempio, hanno organizzato, delle raccolte di beni di prima necessità, seguite da viaggi verso l’Ucraina per portare in Italia famiglie di profughi. Alcuni club di bikers distribuiti sul territorio italiano hanno aderito a queste iniziative, ma in realtà potrebbero fungere da “Cavallo di Troia” per supportare i Night Wolves.
Viste le molteplici attività e sfaccettature che li contraddistinguono i Lupi di Putin potrebbero probabilmente trovare un riferimento appropriato nell’immagine del boa constrictor, silente e capace di soffocare il nemico prima che questo se ne accorga.