Viene da chiedersi del senso della realtà di chi si ritiene “maggioranza nel paese”, quando le elezioni dicono il contrario, non solo nelle politiche del settembre scorso, gli equilibri possono cambiare in otto mesi, ma nelle amministrative, di questo maggio. In proporzione c’erano più persone in piazza ieri che voti nelle urne per i 5 stelle. Considerata l’emozione, o il caldo, qualche parola sconnessa può sempre scappare. Una manifestazione “contro la precarietà” è il degno completamento di chi dava per abolita la povertà. Perché per difendere la stabilità del lavoro, non serve andare in piazza, serve una qualche proposta da rivolgere al sindacato, al governo, alle imprese in uno spirito di pacificazione sociale. Un’ interlocuzione complessa che non si risolve con una mezza giornata di bla bla.
Se poi l’opposizione voleva solo esprimere un sentimento di malcontento per la situazione economica del paese, ha tutto il diritto di farlo e non si può nemmeno pretendere che presenti già un piano elaborato ed organico. La sensibilità tematica è pregevole e tanto basta. C’è solo da dire che Il salario minimo è una sciocchezza come lo è stata il salario massimo, mentre reddito di cittadinanza e lotta alla precarietà non combaciano se non offrendo un reddito a tutti i cittadini e tanti saluti. Non è nemmeno un’idea nuova. C’è il precedente della comune parigina del 1793. Sei un buon cittadino, frequenti i club, lo Stato riconoscente ti versa un reddito, che non aspetti in poltrona perché giri con una picca. Grillo che ha parlato di “brigate” sembra saperlo. C’era l’esempio della “brigata Marat” comandata a Nantes da Jean Baptiste Carrier che affogava nella Loira tutti quelli utili a fornire il reddito per i parigini. I cordiglieri non amavano il debito. Bei tempi in cui l’orda rivoluzionaria guardava alla democrazia americana e allo stesso concetto di indipendenza nazionale basato su un solo sovrano, il popolo. Per questo in piazza ieri è andato tutto bene e non si capisce allora cosa c’entri la proposta multipolare sollevata dal palco da Moni Ovadia.
Pensate se i rivoluzionari francesi avessero detto, vogliamo la democrazia americana, ma anche viva lo zarismo in Russia, l’ Impero austroungarico, viva l’Inquisizione spagnola. Il multipolarismo è un dato conflittuale. Ovadia ritiene invece che vi siano le condizioni per un multipolarismo consensuale, cosa che sembrerebbe un vero colpo di sole per esservi rimasti esposti troppo a lungo. Ammettiamo anche che tutta la colpa dell’attuale situazione sia americana, che l’Europa sia la serva descritta nel discorso di Moni Ovadia alla maggioranza autoproclamatasi in piazza. Vi sarebbe un piccolo problema. L’Italia è parte costituente del polo democratico occidentale. A meno che si sostenga che le coordinate geografiche sono sbagliate e che l’Italia appartenga alla Russia. In fondo al Cremlino sono convinti che il Mediterraneo sia un loro sbocco naturale, tanto da mandarci i soldati in perlustrazione e perché no, viste le frequentazioni di Grillo anche la Cina ci è vicina, l’America e l’Europa lontanissime. In tal caso meno male che quelli che si sono riversati in piazza sono la maggioranza. Non lo fossero, sarebbero stati subito attaccati dalle forze di sicurezza e senza troppi complimenti sbattuti in prigione. Questo ancora nel caso migliore.