Un collega affezionatissimo, da giovane collaboratore de La Voce Repubblicana, come Alessandro Cecchi Paone ha raccontato ieri in una trasmissione televisiva di aver votato per Elly Schlein alle primarie del Pd. La notizia è che conoscendo Alessandro da 40 anni non si era mai saputo che fosse mai stato un elettore del Pd. Lo si credeva legato, quando smise di partecipare ai lavori della direzione nazionale del Pri, a Berlusconi e Forza Italia. D’altra parte l’istituto delle primarie non impedisce ad un elettore di altro partito di votare per un determinato candidato, al contrario. La dinamica del caucus statunitense non prevede alcun tesseramento. Per la verità non sappiamo nemmeno se il termine caucus, assemblea, consiglio, ma anche catino, derivi dalla lingua dai nativi americani o da quella latina. È invece sicuro che in America non esiste il rischio di una discrasia fra eletti ed iscritti, c’è solo un candidato che possa prendere più o meno voti. Sono i rischi di quando si introducono strumenti democratici di altri paesi, senza una necessaria consolidata tradizione. Ovvero che poi non riesci a controllarli. Il successo di Elly Schlein alle primarie ha capovolto le votazioni degli iscritti del Pd, il che comporta un cambiamento profondo all’interno del partito democratico italiano. La struttura di riferimento non riesce più ad indicare la strada da seguire all’elettorato.
Anche per questo Elli Schlein rappresenta una novità assoluta e nessuno può dire con sicurezza cosa intenda fare sulla base dei suoi precedenti, che in fondo sono quelli di una giovane di belle speranze. Finora tutti i segretari che si era dato il Pd avevano avuto una media o lunga militanza e dirigenza di partito. Per cui certe dimissioni appena avvenute appaiono per lo meno premature, bisognerà pur vedere nel concreto come si comporterà una giovane chiamata alla sua prima esperienza di leadership. Magari Elly si dimostrerà ed è un fenomeno, magari invece non è portata e si scoraggerà. Non c’è modo alcuno di saperlo e spesso ci si è sbagliati nelle previsioni perché i caratteri non si conoscono sufficientemente. Intanto bisognerà vedere quali saranno i rapporti con il partito in cui Elly è chiaramente in minoranza. Questo è il principale problema che si ritrova il Pd, l’ipoteca di una ristrutturazione molto profonda, perché il nuovo segretario poggia il suo consenso all’esterno, non all’interno. Il che cambia completamente la prospettiva politica di un partito, magari sarà costretto davvero ad aprirsi, come si chiede da tempo. Per ora si è completata l’ emancipazione da Togliatti, convinto com’era, il vecchio segretario del Pci, che le masse andassero guidate. Qui sono le masse ad aver preso il comando e a guidare ii partito, cosa bellissima da enunciare secondo un principio concettuale, più difficile da applicare per quanto riguarda la tattica.
Il potere decisionale del Pd pesa interamente sul leader e sulla sua capacità di convincere i suoi sostenitori. La struttura assume il ruolo di trasmissione, quando la struttura del Pd ancora fino a ieri, era l’asse portante della vita politica del partito. Può darsi benissimo che Elly abbia un grande successo, che interpreti al meglio i desiderata del suo elettorato ridandogli lo slancio necessario per una battaglia politica e renda comunque soddisfatta la vecchia estromessa dirigenza, i “burocrati” di partito, gli “apparatckj”. Bisogna solo capire se questi saranno disposti a trasformarsi in una specie di intendenza, perché non è un processo naturale. La metamorfosi prevede genericamente che il bruco diventi farfalla. Mai si è vista una farfalla diventare bruco.