Anche chi non possiede nozioni in fatto di armamenti dovrebbe essere in grado di capire cosa significa per la Russia chiedere missili alla Corea del Nord e all’Iran. Significa non essere in grado di sostenere uno sforzo bellico che pure la impegna da due anni a meno di 40 chilometri dai suoi confini. La Russia martella un avversario privo della sufficiente esperienza militare e che fino ad oggi ha combattuto con un braccio legato dietro la schiena. Eppure ha solo avanzato fino ad Advika dove combatte dal 2018, prima dell’invasione. Siamo sicuri che questo esercito russo sia in grado si sfidare la Nato? Dovrebbe essere più facile da credere che se l’Inghilterra consente finalmente a Zelensky di usare i suoi missili in profondità, i russi siano costretti a ritirarsi. Questa l’unica misura appropriata che potrebbe prendere Putin, prepararsi a rispondere di un fallimento clamoroso.
I russi sono una potenza nucleare. Se è per questo lo erano anche nel 1963. Anzi nel 1963 il loro arsenale atomico non aveva bisogno degli aggiornamenti che avrebbero dovuto fare da allora ad oggi, perché mantenere un arsenale atomico in piena efficienza, costa. Già nel 1991 perdeva pezzi. Se si controlla la spesa per l’aggiornamento dell’arsenale atomico russo e la si confronta con quella statunitense, si comprende subito il gap fra i due paesi e meglio di qualsiasi altro dato. Crusciov non era un uomo bonario e pacifico. Fu uno dei principali criminali di Stalin. Come tale disponeva di un senso della realtà di chi cresce assaltando treni e rapinando banche. Il suo capolavoro fu Stalingrado, dove piegò von Paulus, che infatti voleva ritirarsi per non capitolare. A contrario di Von Paulus, Crusciov si ritirò dallo scontro con l’America, perché consapevole di non disporre di sufficienti punti d’appoggio. E la Russia di Crusciov controllava Berlino est, la Polonia, la Romania, si estendeva ben oltre l’Ucraina che oggi si vorrebbe riprendere. Non fece la guerra nucleare Crusciov e si crede che possa farla Putin? Ma i carri armati di Crusciov entrarono a Budapest in una notte, non hanno disseminato le strade con le loro carcasse, come è avvenuto a Kyiv.
Poi governo e popolazione italiana possono credere quello che loro pare. Se ritengono che la costituzione repubblicana scritta da chi ha combattuto contro l’aggressione nazista armi alla mano, ripudi la guerra, si proclamino neutrali. Nessuno ti obbliga a sostenere Kiyv, tanto è vero che nemmeno il governo ha votato la commissione europea che rivendica la Crimea come Ucraina. Tecnicamente le armi italiane inviate non sono in grado di colpire un bel niente oltre confine, fino a quando non giungono i promessi Himars. Se i missili Himars sono arrivati e non possono essere usati oltre confine, tanto vale richiederli indietro. Non si capisce solo come si ritenga di sostenere l’Ucraina se quella deve restare comunque sotto schiaffo. Onestà vorrebbe dichiarare che si è dalla parte della Russia, la nostra vera amica. Dal Congresso di Vienna, sono duecento dieni anni, siamo regrediti grazie a lei. Non hanno bisogno dell’Italia gli ucraini per combattere i russi, basta e avanza il supporto anglo americano. Era l’Italia semmai che aveva interesse a dire di essere dalla parte dell’Ucraina, ovvero di un popolo indipendente sottoposto ad un attacco infame.
L’Ultima volta che si era verificata una simile vicende in Europa, l’Italia era dalla parte dell’aggressore e questa resta nella poco onorevole storia patria, insieme alla caratteristica tutta italiana di iniziare le guerre da una parte per finirle dall’altra. Questa la storia, che il governo Meloni, sta riscrivendo, con le dichiarazioni dei suoi ministri Tajani e Crosetto, pari pari. Firmati gli impegni di difesa comune con Kyiv, sui muri delle città italiane compaiono i manifesti dove si stringe la mano alla Russia. Ricordano tanto quelli di Fratelli d’Italia alle origini che invocavano l’uomo forte. All’epoca, 2013, non c’era il viso della Meloni stampato sopra. C’era quello di Putin con il colbacco da sommergibilista in testa e questo molto prima che circolassero le magliette stampate di Salvini.
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