Fratelli d’Italia è un partito nato all’indomani della crisi del partito unico di Silvio Berlusconi. Così come venne rieditata Forza Italia, parte dei provenienti da Alleanza nazionale superarono quella esperienza rilanciando l’eredità del vecchio movimento sociale. Una foto di Putin con il colbacco da sommergibilista venne stampata sui manifesti in tutte le grandi città con la nuova sigla politica che rievocava quella fiamma tricolore cancellata da Gianfranco Fini. Questo non fece però di Fratelli d’Italia una forza alternativa di sistema, l’assonanza con Forza Italia ribadiva un legame che non venne messo in discussione. Fratelli d’Italia rappresentava semplicemente un’alternativa politica alla guida dell’alleanza. L’onorevole Meloni comprese in anticipo che la leadership del centro destra, una volta decaduto Berlusconi, sarebbe stata contendibile dal suo nuovo partito. Dopo la campagna dei manifesti pro uomo forte, Putin, Fratelli d’Italia ne fece una con “Giorgia Presidente”, finalmente una donna al comando e senza colbacco.
Tutta altra esperienza è stata quella del movimento cinque stelle. Grillo e Casaleggio evocarono un’autentica alternativa di sistema a quello bipolare giudicato fallimentare. Tanto che il movimento rimase in dubbio se sostenere un ritorno al proporzionale. Poi si convinse che con il maggioritario avrebbe potuto governare il paese senza bisogno di fare alleanze. Disdegnò quella programmatica offertagli da Bersani dopo il voto del 2013 e questo gli consentì di fare poi il pieno dei voti nel 2018, tanto da poter ottenere la guida del governo. Anche se con un pezzo di una coalizione diversa, il movimento 5 stelle sciolse il bipolarismo. La nuova maggioranza, risultava però frutto di un semplice compromesso, senza alcuna prospettiva politico. Per questo Grillo scelse uno sconosciuto professor Conte presidente del Consiglio. Lo stesso fece Danton quando mise il suo tirapiedi Hebert procuratore capo della Comune. Sia Grillo che Danton ritenevano che per l’amministrazione pubblica, bastasse un facente funzioni. Un errore grave. Danton sarebbe finito sul patibolo e Grillo senza partito. Una Rivoluzione non si stabilizza e tantomeno un movimento rivoluzionario. Conte mise le mani su un partito al trentadue per cento che dopo nemmeno un anno di governo scese al diciassette. Mutata persino la maggioranza, passando ad una di segno opposto, perse altri cinque punti percentuali. Alle elezioni europee di quest’anno non raggiunse più il dieci per cento dei consensi, alle ultime regionali, il sei per cento sembra tanto..26 punti persi in appena sei anni è un record nazionale.
Non c’è nessun motivo di stupirsi se un tale partito passato dal trentadue per cento del 2018 al 5 e qualcosa delle ultime regionali si riconosca in Conte e non in Grillo. Il miraggio politico di quell’elettorato, quale che fosse, se ne è già andato. Grillo aveva avuto un’idea geniale, portare l’inventore della democrazia contemporanea, Jean Jacques Rousseau, nella vita politica italiana. Solo che Rousseau non è un pensatore scientifico e soprattutto viveva nel ‘700. Il Contratto sociale viene contraddetto dalle sue Considerazioni sulla Polonia, proprio sul principio della democrazia rappresentativa, e lo stesso Contratto modifica la forma di governo a secondo del paese in cui ti trovi. Da contemporaneo dei fisiocrati, Rousseau la democrazia diretta l’avrebbe applicata giusto in Corsica. Il buon Grillo, invece, si è trovato stravolto il partito dal leader che si era casualmente dato. Oggi il movimento 5 stelle non rappresenta più un’alternativa di sistema, e a vedere i voti rimasti, nemmeno un’alternativa politica. Qualunque cosa sia diventato il partito di Conte, è un bel balzo indietro, l’ennesimo compiuto dalla politica italiana.
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