La visita, in Israele, del Segretario di Stato USA, Antony Blinken, cade in un momento di eccezionale tensione tra Israeliani e Palestinesi.
Dalla seconda metà dello scorso anno, in Cisgiordania, hanno preso vigore nuovi gruppi armati, con tutta probabilità finanziati ed equipaggiati dall’Iran ma che ci tengono a definirsi totalmente autonomi e scollegati, sia da Hamas, a sua volta legato alla Fratellanza Musulmana, che dal Jihad Islamico Palestinese legato, lui sì, all’Iran. Questi nuovi gruppi, come la Brigata Jenin o la Tana dei Leoni, hanno una struttura prevalentemente orizzontale o, comunque, una struttura piramidale con una base molto allargata rispetto alla verticalizzazione apicale. In questo, dunque, sono molto diversi, sia dai gruppi armati a matrice religiosa, sia da quelli politici come i Martiri di Al Aqsa o il FPLP. Lo scopo, dichiarato, di questi gruppi, è di aprire un confronto armato, contro Israele, che vada oltre i colpi di mano, la cosiddetta intifada dei coltelli o gli attentati portati con le automobili investitrici.
Il nuovo upgrade della violenza prevede l’uso di un vero e proprio arsenale da utilizzare contro gli israeliani, sia militari che civili, in scontri armati all’ultimo sangue. Battaglie, prevalentemente in centri urbani, in cui il vantaggio ambientale è rilevante, e se un civile palestinese rimane ucciso, sarà un utile martire da buttare sul piatto della comunicazione. Il reclutamento di ragazzini è all’ordine del giorno, grazie anche al lavoro preventivo svolto sia dal Jihad Islamico, sia da Hamas, con l’istituzione di “campi scuola estivi”, per bambini dai 12 ai 17 anni, in cui si insegna l’uso delle armi automatiche, dei pugnali e degli esplosivi, e si indottrinato i ragazzini ad uccidere gli ebrei.
Chiaramente, come è avvenuto nell’ultimo attentato a Gerusalemme, viene messa nelle mani di un quindicenne un’arma ed il ragazzino diventa, inevitabilmente, il bersaglio delle risposte armate. L’intensificarsi degli scontri armati e degli attacchi agli israeliani ha determinato l’ingresso in forze dell’IDF (Israeli Defence Forces) a Jenin con il conseguente scatenarsi di una vera e propria battaglia, nella quale hanno perso la vita 9 miliziani ed una anziana donna araba colpita dal fuoco incrociato. La risposta di Hamas, in un primo tempo, è apparsa molto contenuta mentre, straordinariamente dura è sembrata quella della ANP che ha minacciato di interrompere la collaborazione con Israele riguardo la sicurezza nelle aree A e B sotto teorico controllo dell’Autorità Palestinese, ed ha invocato una reazione violenta da ogni arabo, dentro e fuori i confini israeliani. Teorico controllo perché, come si è poi scoperto, diversi miliziani della Brigata Jenin erano anche membri delle Forze di Prevenzione Palestinesi.
Allora, ecco che la visita di Antony Blinken, a colloquio tanto con Nethanyahu che con il Presidente Mahmoud Abbas, avrebbe dovuto porre un freno alla escalation delle violenze. In realtà l’obbiettivo è stato parzialmente raggiunto. Infatti se la ANP sembrerebbe essere ritornata sui suoi passi, riguardo la collaborazione con Israele, Hamas, che non dipende in alcun modo dall’Autorità Palestinese, ha voluto intestarsi la paternità della vendetta, ed ha ripreso il lancio di missili su Israele. Quest’ultimo, a sua volta, ha risposto bombardando, a Gaza, gli stabilimenti di produzione dei razzi di Hamas.
Ma il dossier più riservato, tra Blinken e Netanyahu, rimane quello sull’Ucraina. Israele, infatti, non vorrebbe abbandonare la sua posizione di neutralità, ma l’aiuto iraniano alla Russia gli permette di fare indirettamente, un favore agli USA ed all’Ucraina. Il bombardamento di Ishfahan e la conseguente riduzione del pericolo nucleare iraniano, inficiano la capacità di proiezione iraniana all’estero, ivi compresa la Russia, a tutto vantaggio dell’Ucraina.
I prossimi giorni ci sveleranno il vero risultato della visita del Segretario di Stato. Se Israele rinuncerà alla sua posizione di neutralità o se continuerà a tenere un atteggiamento super partes. Chiaramente, se verrà confermata l’ipotesi dell’invio all’Ucraina delle batterie per la difesa aerea Iron Dome, nonostante le pressioni contrarie di Putin, vorrà dire che la presa di posizione sarà chiara ed automatica.
Secretary of State Antony Blinken Visits Israel, U.S. Embassy Jerusalem | CC BY 2.0