Può solo far piacere che in Italia vi sia ancora un sindacato capace di affrontare la questione dei bassi salari e del lavoro povero senza demagogia di sorta, preoccupato di mantenere il suo ruolo. Solo più la Cisl sembra rendersi conto che un salario dignitoso deve essere necessariamente garantito da una soluzione contrattuale. Per lo meno nell’intervista del segretario Sbarra rilasciata a “Il Giornale”, si leggono dei timori e delle preoccupazioni che i fautori del salario minimo come soluzione di tutti i mali, ignorano completamente. Sbarra si dice convinto che con il quantum orario indifferenziato stabilito dallo Stato si determinerebbe ulteriore lavoro nero e sommerso, oltre ad uno schiacciamento verso il basso dei salari medi. Soprattutto prevede un fenomeno che pure nessuno sembra considerare, quale quello dell’uscita dalle tutele dei contratti nazionali di migliaia di imprese. Di fatto Sbarra è l’unico a vedere il pericolo di arbitrio politico su dinamiche dell’autonomia negoziale. Mai avesse torto, è stupefacente che alla Cgil nemmeno si preoccupino di quanto sostiene, tanto da star già a programmare la prossima mobilitazione generale. Anche se Landini fosse dotato di un infallibile giudizio sintetico a priori, un sindacato in genere contatta per lo meno prima la controparte.
E’ un merito della Cisl mantenere la calma in frangenti come questi richiamandosi ai valori che hanno sempre caratterizzato il sindacato. I mazziniani da parte loro non potranno che essere commossi nel constatare che la risposta di Sbarra ai problemi salariali parte dalla necessità che i lavoratori partecipino alla vita, agli utili e all’organizzazione delle imprese, prima di preoccuparsi del salario minimo. Lo stesso Ugo La Malfa negli anni ’70 del secolo scorso si preoccupava di contenere l’inflazione invece che di rincorrere il salario minimo. Sbarra propone oggi di attivare subito una cabina di regia anti-inflazione. Sindacati, imprese e governo impegnati nel controllo dei prezzi e nell’impegno reciproco di rinnovare tutti i contratti. Poi, va costruita un’intesa sulla politica dei redditi che richiede la conferma strutturale della riduzione del cuneo contributivo, la detassazione delle tredicesime a scaglioni, in modo di rendere la riforma progressiva e redistributiva. “Investimenti in istruzione, pa e sistema-salute”. Per avere salari più alti bisogna stabilizzare l’occupazione, rilanciare la formazione, aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro, in una frase investire nella modernizzazione del sistema delle imprese. Questa la Cisl. Poi ci sono quelli che agitano la bacchetta magica come una clava, gli apprendisti stregoni
CISL