Era molto difficile che il presidente del Consiglio si fosse messo a chiedere in un momento critico come quello che attraversa la comunità internazionale, tra l’altro, le dimissioni di un qualche segretario della maggioranza di governo. Un giornale serio prima di pubblicare simili illazioni per conto terzi avrebbe fatto delle verifiche con gli interessati, mentre un segretario di partito degno di questo nome, non vi avrebbe prestato nessuna attenzione. Abbiamo visto invece quale spettacolo è stato messo in scena.
Chiunque volesse aprire una crisi di governo in simili frangenti dovrebbe innanzitutto preoccuparsi della sua reputazione, ammesso che ne abbia una. Anche perché il governo innanzi tutto dispone di numeri molto alti per poter andare avanti comunque e che soprattutto si sono già formati dei gruppi parlamentari volti solo alla sua sussistenza. Quello che è avvenuto nel movimento cinque stelle potrebbe ripetersi da un’altra parte. Quanto al movimento 5 stelle il suo asse con il governo è solido, grazie al sostegno politico di Grillo per cui solo delle questioni di carattere personale possono sorgere fra il governo e membri di quel partito, questioni che lasciano il tempo che trovano. Potrebbe essere molto più problematico l’atteggiamento della Lega nei confronti del governo, la quale però non ha problemi personali con il governo ma con la coalizione di centrodestra. In altre parole, la Lega più che lasciare il governo, vorrebbe lasciare l’alleanza con l’onorevole Meloni ma non osa nemmeno dirlo. Figurarsi se questo stato d’animo potrebbe tradursi nel lasciare il governo.
C’era chi aveva osservato, ci sono sempre ottimisti in ogni ambiente, che il governo Draghi avrebbe avuto un effetto corroborante sui partiti i quali si sarebbero potuti riorganizzare durante la sua permanenza. Per la verità i partiti si trovano magari in condizioni ancora peggiori di quando si è formato il governo, che si preoccupa della situazione del paese e non dei partiti. Se i partiti vogliono fare una cura ricostituente, dimentichino il governo e pensino ad una legge elettorale proporzionale, l’unica che li tutela veramente. Nel frattempo, molti si sono già accorti della debolezza della propria identità politica come della necessità di convergere su un programma di risanamento e di rilancio del paese. Giustamente c’è chi si chiede quante riforme sono state fatte in questi ultimi anni dai partiti che si considerano riformisti, soprattutto rispetto alle riforme portate avanti da Draghi in questi mesi. Ci si accorgerà facilmente che è molto più convincente Draghi, tanto da considerare l’ipotesi, lo ha fatto il ministro Brunetta di recente, di un governo Draghi anche per la prossima legislatura, possibilmente politico questa volta, non tecnico. È questa la proposta di costituente per la Repubblica avanzata dal segretario del Pri Corrado De Rinaldis Saponaro nel nostro Consiglio nazionale. Un progetto democratico liberale non può prescindere dal significato dell’esperienza del governo Draghi come dalle personalità che autenticamente lo sostengono e soprattutto potrebbero sostenerlo ancora altri cinque anni.