Il mondo sotterraneo in cui precipitò Alice nel romanzo di Lewis Carrol, era quello del paradosso e del non senso, lo stesso del governo in cui si ritrova l’onorevole Tajani. Una inseguiva un coniglio, l’altro la Meloni. Davanti alle recrudescenze di una crisi libica che non si è mai interrotta, l’onorevole Tajani rimpiange la morte di Gheddafi di ormai oltre dieci anni fa. Allora Tajani era vice presidente della Commissione Europea. Avrebbe potuto premere sul presidente del Consiglio italiano e anche sul presidente francese per evitare la guerra a Gheddafi. Parlare adesso è inutile e fuorviante. Con Obama che sosteneva le rivolte arabe, Gheddafi non avrebbe potuto resistere comunque tanto a lungo e se l’occidente poteva risparmiarlo, certo non aiutarlo a restare in sella. Tajani disgraziatamente non è uno storico, è il ministro degli Esteri. Ci dicesse come pensa di fare accordi con la Tunisia, quando la Libia è una polveriera. Anche una bambina come Alice sarebbe in grado di capire, che se non si stabilizza la Libia, è inutile redigere trattati con la Tunisia. Poi c’è il Niger, dove anche l’Italia non sa che pesci prendere. Il risultato è che i migranti sono raddoppiati, hai voglia a spiegar loro il piano Mattei o che l’Italia che ha gasato eritrei e libici, sia meglio della Francia. Ma subito il ministro degli esteri si è smaterializzato in quello dell’Economia. Tajani ha detto che il governo vuole rendere permanente il taglio del cuneo fiscale e detassare questo e detassare quest’altro. E perché il governo ancora non lo ha fatto? Ecco la domanda a cui dovrebbe rispondere il ministro Tajani, non fosse il gatto di Cheshir che ride del suo interlocutore.
Questo governo del non senso e del paradosso ha appena incamerato un aumento del debito pubblico pari ad altri 27 miliardi e ancora aspettiamo che qualcuno ci spieghi se il debito pubblico freni la crescita o se la bassa crescita alimenti il debito pubblico. La crescita italiana è davvero poca cosa, mentre il debito pubblico oramai ha toccato una cifra record. Fra i detentori del debito pubblico ci sono investitori esteri e anche le banche di cui il governo ha tassato gli extraprofitti. Solo un cappellaio matto può pensare che gli extraprofitti delle banche non servano ad acquistare i nostri titoli di Stato, Tajani infatti nel mondo sotterraneo era parso preoccupato. Un governo che avesse buon senso e seguisse una qualche logica metterebbe all’ordine del giorno dei possibili risparmi o altrimenti, altro che stabilizzare il taglio del cuneo fiscale. Aumenterà le tasse. Già c’è chi punta tutto sul disastro sociale in autunno, quando non ci andrà di mezzo solo il lavoro povero, o coloro che hanno perso il reddito di cittadinanza. Verrà investito direttamente il ceto medio nel suo complesso ed i rincari della benzina di questi giorni, senza un particolare motivo congiunturale, sembrano proprio un’ avvisaglia. Tajani dovrebbe preoccuparsi se sia possibile fare qualcosa ora per contenere l’inflazione ed invece fantastica.
Nella passata legislatura maggioranza ed opposizione hanno a lungo dibattuto della necessità di modificare la Costituzione per promuovere un taglio dei parlamentari e si sono presentati al paese dicendo di aver ridotto i costi della politica. Bene, Camera e Senato costano ai contribuenti più oggi che ieri e questo è ancora il problema minore. Quello maggiore è la demagogia d’accatto con cui sinistra e destra si sono sfidate per più di un anno. Se si dovesse mettere il salario minimo, per lo meno si cancelli il contributo pubblico al sindacato. È sopra al miliardo, raccogliamo le firme per quello. Non si capisce, una volta stabilito il salario minimo, la ragione per la quale il sindacato e l’azienda, debbano negoziare il massimo. L’onorevole Patuanelli, è convinto che il minimo si rifletterà virtuosamente “con l’estensione del contratto più rappresentativo a tutti i lavoratori dello stesso settore”. E chi lo stabilisce quale sarebbe “il contratto più rappresentativo”? Il coniglio con l’orologio nel panciotto?
Anche in un mondo capovolto ed in un governo storto, il ministro Giorgetti riesce a ragionare dritto. Aveva detto che per la Rai serviva il modello della Bbc inglese, esattamente come il Pri nel 1987. Purtroppo nel 2023 siamo sottoterra, dove la Rai apre nuove redazioni in Vaticano. Tale e quale alla Bbc. Al tavolo del governo sono riuniti con Alice, il cappellaio matto, un coniglio ed un gatto beffardo. In autunno, davanti alla crisi sociale, l’unica cosa che potranno fare è di mettere le mani nelle tasche degli italiani, altro che il taglio del cuneo fiscale, caro onorevole Tajani. Almeno colpiste gli extraprofitti dei lidi balneari. Il mare non è di nessuno, le banche sono di chi ci deposita i soldi. Ricordiamo tutti come finisce il romanzo di Carrol, le carte da gioco dominano il mondo sotterraneo, la Regina più del Re. Qui più di Tajani conta la Santanchè.
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