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Come dissipare rapidamente una rendita elettorale

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
2 Novembre 2022
in L'editoriale
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L’eredità del governo Draghi tradotta in un tesoretto cospicuo nei conti dello Stato ed un Pil ancora in crescita nel Paese, avrebbe consentito al governo Meloni di varare immediatamente dei provvedimenti volti al sostegno economico di imprese e famiglie di cui si avverte bisogno. Ovviamente è prerogativa del governo indicare le sue priorità programmatiche, non fosse che il confronto con l’opinione pubblica appare già per lo meno controverso.  Senza voler sminuire l’importanza dei capitoli affrontati nel primo Consiglio dei Ministri, resta aperta la questione dell’opportunità. Lo sgombero del rave party avvenuta nel modenese ha dimostrato una prova di efficienza tale da mettere in dubbio l’urgenza di una legge apposita. I fatti sono più persuasivi delle leggi e la collaborazione fra la Regione Emilia Romagna ed il governo era stata efficace. Perché mai allora proporre una misura osteggiata nello stesso Consiglio dei Ministri? Era il caso di aprire un contenzioso sul diritto di riunione dei cittadini? L’onorevole Meloni una volta contestato l’isolamento imposto dal governo Conte si è mossa nella stessa direzione poliziesca. Al limite, il governo poteva presentare un disegno di legge, invece che un decreto, soprattutto considerando gli aspetti costituzionali che investe. Il meglio che si possa dire del governo è che l’inesperienza e l’ansia da prestazione giocano brutti scherzi.

Quanto all’ergastolo ostativo, esso appare semplicemente, ci atteniamo alla conferenza stampa del presidente del Consiglio, come la riproposizione delle risoluzioni del passato Parlamento. Il governo non ha fatto niente, tranne mettere una pezza al vuoto apertosi dopo la richiesta di intervento della Corte costituzionale. Non si capisce quindi la pompa magna con cui si è annunciato un provvedimento che pure, stando sempre alle parole del presidente del Consiglio, sarà rimesso agli eventuali miglioramenti delle Camere.

Ci si potrebbe invece congratulare per la decisione di aver prorogato l’obbligo di mascherina all’interno delle strutture ospedaliere. Visto che queste erano insufficienti, come molte altre cose disgraziatamente, nella prima fase della pandemia, e quelle che c’erano si spedivano in regalo alla Cina, era inutile criticare l’insipienza del governo Conte per poi superarlo in disinvoltura. Leggerezza che resta nella decisione di riammettere al lavoro i medici no vax, perché anche se capiamo le ragioni di organico, gli ospedali sono stati il principale vettore del contagio e il personale non vaccinato è a rischio innanzitutto per se stesso e lo resterà fino all’esaurimento della pandemia  che  certo non avverrà nel mese di novembre.

Poi è legittimo che un governo appena insediatosi voglia prendere tempo su questioni ancora più complesse, come l’esclusività della vendita di Ita, l’aggiornamento della riforma Cartabia, la delega ai servizi segreti. Il presidente del Consiglio ha detto che c’è tempo sino a dicembre, e visto i passi di questa prima settimana forse è bene utilizzare ogni minuto secondo per riflettere su quelli ulteriori da compiere. La maggioranza gode di un ampio consenso, i sondaggi lo rivelano persino in aumento, tanto che può inciamparci dentro. Se però gli inciampi diventano un’andatura di marcia, il presidente del Consiglio può star sicura che la rendita elettorale si dilapiderà rapidamente.

A proposito di marce, ci mancava solo che il presidente del consiglio non si sentisse distante da quella commemorata a Predappio. Piuttosto avremmo apprezzato saperla, come lo siamo noi, contraria.

Tags: DraghiMeloni
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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