Gli analisti militari della difesa statunitense hanno calcolato che all’attuale ritmo con cui avanza l’esercito russo nel Donbass, anche migliorando di trecento metri quadrati la loro performance giornaliera, servirebbero 29 anni per conquistare solo quella regione. Tuttavia poiché l’arte militare non è una scienza esatta, nessuno può escludere che prima che vengano schierate le armi promesse con una una qualche possibilità di successo il fronte crolli rovinosamente. In tal caso i russi aprirebbero una corsa verso Kyiv a rotta di colla. Per la verità, anche qui gli analisti militari statunitensi non sarebbero particolarmente preoccupati. Prima di riuscire a controllare uno Stato che ha combattuto per due interi anni con tanto successo, insorgerebbe la vicina Georgia, la stessa Bielorussia potrebbe avere una nuova crisi, sicuramente qualche altro Stato della federazione russa, sotto pressione si metterebbe di traverso. A Langley stanno già valutando le probabilità. In altre parole, c’è chi in America ha scommesso sulla disgregazione della federazione russa. Putin prenda o meno l’ Ucraina, avrebbe perso comunque. La storia mondiale si muove nella direzione opposta a quella in cui vorrebbe trascinarla il Cremlino.
Se l’America è dunque sostanzialmente indifferente agli sviluppi della guerra in Ucraina, al punto che potrebbe eleggere un presidente persino più comprensivo delle necessità russe, l’Europa ha un problema molto serio dal momento che governi come quello italiano insieme ad altri hanno firmato protocolli di intesa per la sicurezza di Kyiv. Visto che nessuno ha obbligato questi governi a farlo, non si capisce come intendano rispettare gli accordi presi con la caduta eventuale della capitale ucraina. Strapperebbero quei protocolli? Il ministro Crosetto ha già pronto un inceneritore militare dove bruciarli? Il presidente Macron che si preoccupa innanzitutto dell’onore dello Stato francese, concordato il sostegno ad un paese terzo, se quello è sul punto di crollare, ha detto che potrebbe essere necessario inviare i soldati. Macron magari è stato avventato, magari era meglio si mordesse la lingua, ma che proprio coloro che si sono impegnati formalmente nella difesa dell’Ucraina, gli facciano il controcanto, lo accusino di essere un incendiario, quando l’Ucraina messa a ferro e fuoco, potrebbe venir travolta, più che penosi, sono vergognosi. Persino l’avvocato Conte, questo campione impomatato del non interventismo nostrano, lo ha capito, parlando di ipocrisia e si è mostrato persino generoso.
Soprattutto, contraddicendo Macron pubblicamente l’immagine di divisione del mondo occidentale sulla guerra appare evidente. Se l’Europa avesse davvero deciso di sostenere l’Ucraina dovrebbe mettere in conto non solo l’eventualità di schierare le truppe, ma anche quella di colpire direttamente la Russia oltre confine, esattamente come ha detto il ministro britannico Cameron. Si può non essere d’accordo ovviamente, e si può persino pensare che Macron e Cameron siano due matti con il botto. Non si possono lo stesso fare i comunicati di contraddittorio. C’è tutto il tempo per discutere nelle sedi deputate. Altrimenti come si legge oggi sul Corriere della Sera a firma di Angelo Panebianco, Putin che fatica a prendersi l’Ucraina, se la ride pensando ad un’Europa tanto sbrindellata. L’Ucraina, due anni che la bombarda e quella resiste. Prova a tirare uno stivale contro Bruxelles che questa sicuro si arrende.
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