In un editoriale di Barbara Spinelli su il Fatto quotidiano, si legge che il movimento 5 stelle deve difendere le prerogative democratiche del paese da un governo “non eletto” che mortifica il parlamento. Che pure è già un passo avanti rispetto ad un precedente governo che senza essere stato eletto da nessuno e con a capo una personalità completamente sconosciuta se non in qualche circolo accademico professionale, il parlamento lo aveva chiuso.
Bisognerebbe poi anche dire per amore della democrazia e della Repubblica, che il parlamento può anche funzionare parzialmente e persino sulla base di un voto di minoranza, se la cornice istituzionale viene definita secondo le sue prerogative, ma che invece non può non essere coinvolto durante un’emergenza nazionale.
Chi chiuse il parlamento nazionale sulla base di un’emergenza, non fu nemmeno Mussolini, fu Hitler e con quell’atto il cancelliere del Reich divenne il Fuhrer, assunse i pieni poteri. Questo è l’unico precedente della storia che si conosce, e solo Lenin fece peggio, perché chiuse il parlamento senza nemmeno disporre del pretesto di un’emergenza, la dottrina del colpo di Stato.
Sarebbe allora interessante il giudizio di Barbara Spinelli su un governo che invocata l’emergenza manda a casa il Parlamento e decreta attraverso atti amministrativi trasmessi dalla televisione di Stato, esattamente come faceva la giunta militare cilena. È questo il modello democratico che piaceva a Barbara Spinelli? Perché non dovrebbero esserci dubbi che per quanti difetti possa avere un presidente del consiglio tornato a presentarsi regolarmente alle Camere, solo per questo ha ripristinato lo spirito repubblicano per cui i poteri legislativi ed esecutivi sono distinti.
Nessuno è più sensibile dei mazziniani al mito della democrazia pura, ma essendo la repubblica fondata sul principio della rappresentanza, è importante per l’esercizio del governo per lo meno disporre di una maggioranza parlamentare che corrisponda grosso modo ai sentimenti del paese. Ahinoi i flussi elettorali cambiano il corso di una legislatura ed un governo Pd Cinque stelle, come un governo 5 stelle Lega, rischierebbe di essere poco più del trenta per cento della nazione, perché i cinque stelle sono oramai stimati al 10 per cento dei consensi, sempre che gli vada bene.
Una volta messa a fuoco la questione democratica si può completarla dando anche ragione a Barbara Spinelli, nel senso che se una forza politica si accorge che il suo programma non coincide con le premesse del governo, o che il governo non gli corrisponde, che vi è stato un equivoco o semplicemente si accorge di essere sottovalutata o sottostimata, essa ha tutti i diritti di sfiduciare il governo, ci mancherebbe. Non ci permetteremmo mai di dire, come pure fanno esponenti che fino a ieri militavano in quello stesso movimento, che votando contro il governo si aiuta Putin. Sono retroscena che non interessano. Il principio democratico si esplica sul consenso o sul dissenso parlamentare, non sulle ragioni che lo muovono e solo questo è dirimente. Per cui il movimento cinque stelle, se vuole aiutare la democrazia italiana, deve essere conseguente con se stesso e passare all’opposizione. Oppure convincersi che il governo fa del suo meglio e continuare a sostenerlo. Quello che invece non aiuta sicuramente il processo democratico è l’indecisione ed il ricatto come quello a cui stiamo assistendo da settimane. Questo non è nemmeno antidemocratico, è solo uno spettacolo miserevole.