Il Papeete di Matteo Salvini, per quanto sgangherato e istituzionalmente inopportuno aveva un presupposto politico. La Lega da secondo partito della coalizione di governo aveva superato il primo alle elezioni europee e riteneva di poter rivendicare la guida del governo. Purtroppo per Salvini, c’è sempre tempo per imparare, la costituzione repubblicana non prevede nessun automatismo fra elezioni politiche e elezioni europee e soprattutto il parlamento è sovrano. Non basta sbattere i pugni sul tavolo e chiedere il voto per ottenerlo. Invece che i con i pieni poteri, Salvini dal Papeete uscì ridicolizzato.
Il Papeete di Giuseppe Conte come pure è stato sbeffeggiato nel fotomontaggio di un esponente del movimento 5 stelle, non ha niente a che vedere con quello originale. Per la semplice ragione che il movimento 5 stelle dopo la scissione di Di Maio non è più il primo partito in parlamento come non è più nemmeno il terzo nelle intenzioni di voto degli italiani, senza contare le elezioni locali che si sono svolte in questa legislatura dove il movimento è tanto se raccoglie il 5 per cento dei consensi. Un governo di ampia coalizione, dove l’apporto dei pentastellati non è determinante alla sopravvivenza della maggioranza, dovrebbe suggerire un profilo basso. Il movimento 5 stelle ha scelto di collaborare con forze che hanno programmi e visioni completamente opposte alle sue e di sostenere un presidente del Consiglio che ha il compito di esercitare una mediazione per lo meno complessa. Nessuno lo obbligava a farlo. Non vogliamo nemmeno tirare in ballo le questioni attinenti alla solidarietà nazionale, per non essere tediosi. È perfettamente lecito per il movimento 5 stelle, così come lo era per la Lega ritirare la fiducia al governo. Solo i cinque stelle non sono più nemmeno lontanamente il primo partito del paese e nel caso si precipitasse alle urne causa l’evoluzione della crisi, sarebbero ridimensionati drasticamente. Gli strappi di Salvini e Conte hanno in comune un presupposto inverso ma comunque sbagliato.
Va detto che il primo governo Conte non era poi un capolavoro tale da rimpiangerlo al momento delle sue dimissioni, anzi. Il primo governo Draghì è già osannato da Bruxelles a Washington e ci sarà pure una qualche ragione. Così come c’è una ragione per cui la crisi di governo è stata accolta nel tripudio di Mosca.
Salvini, nelle varie elezioni che si sono succedute, possiamo dire che dal Papeete non è stato avvantaggiato. Sul Papeete di Conte peserà invece l’opportunità di una crisi in un momento in cui la vita del Paese ancora deve riprendersi e questo dopo due anni abbondanti di governi guidati dalla sua persona. Poi vi sono le ripercussioni internazionali, Conte ancora non l’ha capito, perché lui i militari russi li ospitava a nostre spese, ma l’Europa è minacciata da una guerra.
Non sapendo cosa possa accadere in aula mercoledì prossimo ci auguriamo che il Parlamento si tenga stretto Draghi e si sbarazzi di Conte come fece giustamente proprio nel gennaio del 2021. Possiamo invece stare certi che il capo dello Stato farà tutto quanto in suo potere per non lasciar precipitare la crisi in un ricorso anticipato alle urne. Mattarella può confidare in un alleato eccezionale, l’unico partito che sicuramente non intende votare prima del dovuto, perché ne uscirà comunque decimato. Il movimento 5 stelle.
Nella foto, il fotomontaggio di Riccardo Fraccaro pubblicato su Instagram