Dal 1976 al 1992 la Repubblica fu preoccupata di dare al sistema bicamerale una presidenza all’opposizione parlamentare. Questo non per ragioni consociative o spartitorie, come pure volgarmente poi si sarebbe detto, quanto per assicurare la piena garanzia dell’Unità nazionale che spetta a dette istituzioni, insieme a quella del Capo dello Stato. Ovviamente la presidenza del Senato restava alla maggioranza. In caso di supplenza la seconda carica avrebbe avuto il comando delle Forze armate e fino al 1991 si era in guerra fredda, con il più grande partito comunista dell’occidente. Tutto questo nel passaggio al sistema maggioritario è rapidamente svanito, convinti che lo spoil system riguardi le istituzioni come la pubblica amministrazione, all’americana. La particolarità è che l’America è una repubblica democratica dalla fine del settecento e i suoi Stati membri hanno maturato un sentimento patriottico che coincide con l’unica forma di governo autonomamente sperimentata dalla guerra di indipendenza. L’Italia ancora deve fare un secolo di vita repubblicana e a volte viene da temere che non vi riesca. Abbiamo difficoltà a percepire esattamente la portata della Costituzione. Eppure, senza un’interpretazione politica qualunque, la Costituzione scritta è un guscio vuoto e qui da noi c’è chi crede che sia la più bella del mondo.
Il caso della presidenza del Senato è emblematico del fallimento dello spoil system all’italiana e dell’incomprensione della nostra Costituzione. Nel momento nel quale le opposizioni contestano l’operato di un presidente delle Camere, questo ha perso la sua funzione costituzionale. Come fai a garantire l’unità nazionale con l’opposizione contro? Poi c’è il presidente del consiglio, il principale esponente della maggioranza di governo, in quanto capo del primo partito in parlamento di una coalizione che ha vinto le elezioni, a dire che comprende il presidente del Senato ma non lo giustifica. Ovvio che Meloni non possa giustificare La Russa, non solo in quanto donna, ma in quanto nel pieno di una crisi dei rapporti con la magistratura, il presidente del Senato si sostituisce interamente a quella assolvendo il figliolo prima dell’inchiesta. È chiaro che in questo modo il conflitto con i giudici deflagra, altro che spegnersi.
Un collega affezionatissimo del Corriere della Sera, Goffredo Buccini, in una trasmissione televisiva, ha detto, sì, il comportamento del presidente del Senato è stato sbagliato ma le dimissioni sarebbero eccessive. E quando non sarebbero eccessive le dimissioni allora? Forse quando il presidente del senato dice che il battaglione Bozen era composto da musicanti? Prima che parlasse l’onorevole Meloni si poteva pensare che l’opinione della maggioranza fosse quella dell’onorevole Bocchino per cui il padre di famiglia precede la presidenza del Senato, cosa che di per sé dovrebbe comportare le dimissioni istantanee, in quanto le istituzioni della Repubblica non possono essere presupposte da sentimenti personali. Chi si esprime diversamente, non sa cosa sia la Repubblica. Nel momento nel quale il presidente del Consiglio dice quello che ha detto, come fa a restare al suo posto il senatore La Russa?
Non c’è nessuna procedura costituzionale idonea a rimuovere un presidente di una Camera, perché appunto si confida che quando il parlamento sceglie un suo presidente lo faccia a ragion veduta, conoscendolo e sapendolo valutare congruo al ruolo che deve ricoprire. Nel secolo scorso il partito comunista fece eleggere due presidenti della Camera inappuntabili come Ingrao e Nilde Iotti. Dopo nemmeno un anno il senatore La Russa ha un contrasto con la magistratura, uno con l’opposizione, uno con il capo del suo stesso partito. Ovviamente può restarsene tranquillamente al suo posto, facendo finta di niente e sperando che si calmino le acque, come potrebbe persino a questo punto sfruttare la sua posizione per difendere il figliolo, visto che c’è una fazione che lo incoraggia in questo senso. Faccia pure come gli pare. Non ci sarà modo di evitare la piena e completa decadenza della Presidenza del Senato sotto il suo mandato. Più La Russa dura, più il Senato decade.