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Delitto senza castigo

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
11 Febbraio 2023
in L'editoriale
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In “Delitto e Castigo” il giovane studente Raskolnikov intende rappresentare un emulo russo di Bonaparte la cui ambizione ignora ogni scrupolo morale inducendolo al crimine. Anche se l’ateo occidentale Bonaparte non uccise mai una vecchia padrona di casa ad accettate, andava bene lo stesso. Senza voler discutere con Dostoevskij degli effetti perniciosi dell’ateismo, dopo quel romanzo, i criminali omicidi, potendo, si tenevano volentieri lontano dagli studi. L’intellettuale Raskolnikov era propenso a crisi di coscienza tali da portarlo al martirio, quando anche solo scaramanticamente, una mentalità criminale preferisce evitare l’idea del “castigo”. Meglio sperimentare il solo “delitto”. Il ministro degli esteri russo Lavrov è un esempio evidente di studi approssimativi e crimini certi.

Il signor ministro ha detto che l’occidente vuole smembrare la Russia come avrebbero fatto volentieri Napoleone ed Hitler. Una qualche conoscenza della storia consente di comprendere come la Grande Armata di Napoleone fu principalmente schierata difensivamente a protezione del Granducato di Varsavia. L’Austria che ne faceva allora parte disloca i suo 35 mila uomini a ridosso del suo confine e non li muove nemmeno se fossero stati presi a cannonate. Almeno 20 mila francesi non si fidano degli austriaci e restano lì a guardarsi le spalle. E già dei 500 mila coscritti ne abbiamo lasciati a casa 55 mila. Il resto della Grande Armata si sposta per respingere l’offensiva congiunta di due armate russe sul granducato, le quali, visto un cotale schieramento, retrocedono. Il torto di Bonaparte fu di voler chiudere la partita inseguendole secondo la sua tradizione consumata. Non sono più di centocinquantamila gli uomini che le braccano e solo a Smolensk riescono ad entrare in contatto. Ovviamente Bonaparte vince e occupa Smolensk. Ma i russi sono di nuovo scivolati via, questa volta a Borodino. Con centomila uomini Bonaparte arriva a Borodino, travolge le loro barricate e si trova la strada aperta per Mosca. L’imperatore si convince che presa Mosca, Alessandro primo sarebbe tornato alla pace di Tilsit, e con settantamila soldati entra a Mosca. Non vuole nessuna deposizione, nessuna sollevazione popolare, nessuna occupazione e nessuno smembramento. Vuole che la Russia indipendente gli tornasse amica, voltando le spalle all’Inghilterra. Hitler invece non voleva smembrare la Russia, ma proprio distruggerla e rendere come dice Goering a Ciano, la sua popolazione residua schiava del Terzo Reich. Hitler infatti entra in Russia con due armate di 3 milioni e 500 mila uomini, non 150 mila e le lascia restare a combattere tre anni, non tre mesi come invece fece Napoleone, fino alla loro capitolazione. Senza un intervento anglo americano in Normandia, Hitler avrebbe piegato la Russia nell’estate del 44.

Confondere fra loro i fini e la volontà di simili protagonisti è qualcosa che da sola da l’idea del livello del ministro russo. Se poi Lavrov fosse abbagliato dal fatto che comunque sia Hitler che Bonaparte entrarono a loro modo in Russia oggi, questo è il punto, nessun occidentale l’ha fatto. Al contrario è la Russia che ha invaso l’Ucraina. In generale l’occidente non ha mai voluto smembrare la Russia, anzi, appena si è dissolta l’Unione sovietica l’ha aiutata. La Germania ha avuta una politica di apertura anche durante l’Unione sovietica che si è spinta alla cooperazione al punto che gli ungheresi ancora vogliono mantenerla. Sono gli altri paesi del dissolto patto di Varsavia semmai a voler disfare la Russia, ossia tutti quelli che la Russia ha vessato e umiliato, l’Ucraina sicuramente tanto che non vuole cedere nemmeno sotto le bombe. Lavrov si illude se crede che senza l’aiuto occidentale la Russia potrebbe sopraffare l’Ucraina. Non vi è riuscita L’Urss infliggendole tre milioni di morti, figurarsi se vi riesce la Russia. Oggi dovrebbe ucciderne almeno 10 milioni per provarci.

Visti gli sviluppi sul campo non si può escludere affatto che questo sterminio sia preventivato da Lavrov e Putin. A maggior ragione bisogna sostenere il popolo ucraino nella sua resistenza. Quando la Russia invase la Crimea e l’annesse con la forza, l’Occidente invece di mandare le truppe comminò delle sanzione buone a salvare la faccia da tanta inerzia. Putin allora disse che non aveva interesse a smembrare l’Ucraina, la Crimea aveva un valore sentimentale. E c’è ancora qualcuno che magari gli crede. In compenso il complesso delle nazioni occidentali ha impedito che si compisse la nuova aggressione di Lavrov e Putin dell’anno scorso. Deve essere chiaro che ci si opporrà ancora con tutti i mezzi di cui si dispone e non per smembrare la Russia, basterebbe che la Russia si ritirasse e nessuna cavalleria cosacca la inseguirebbe. Ma solo per assicurare, dostoevskijanamente, che un tale delitto non sfugga ad un sacrosanto castigo.

Tags: LavrovNapoleone
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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