La preoccupazione di non incrinare un fronte comune durante una guerra dovrebbe essere la principale priorità negli uomini di Stato e di governo. L’Italia fa parte di un’alleanza internazionale dal 1945 e questa richiede degli impegni determinati. Ovviamente, in quanto paese sovrano, l’Italia può benissimo cambiare le proprie alleanze o anche solo proporre di cambiarle. Basta sapere che fino al momento in cui se ne partecipa l’eventuale sconfitta avrebbe delle ripercussioni molto gravi. Se poi avvenisse che si volesse cambiare un’alleanza vincente e magari vi si riuscisse, con una perdente, i danni sarebbero insormontabili e i benefici nessuno. Per questo fa piacere constatare che l’opposizione dimostri una sensibilità più responsabile di alcune personalità che pure agitano la maggioranza a cominciare dalla questione delle armi.
Solo le armi date dai paesi occidentali all’Ucraina, più sono potenti, meglio è, hanno impedito che una nazione intera di oltre 40 milioni di abitanti, venisse ridotta in macerie come è stata ridotta Mariupol. E si ha un bel dire accogliete le truppe di Putin come forze di liberazione, in fondo danno la caccia ai nazisti. Ma saranno gli ucraini a dover decidere se ci sono nazisti nelle loro fila o i russi? E se nonostante le nobili dichiarazioni di antifascismo della Russia, questa rimane odiata dalla maggioranza dagli ucraini, c’è solo da chiedersi come mai persino i nazisti sono preferibili a Putin. E in ogni caso, solo gli ucraini hanno diritto di valutare come comportarsi con un invasore. Ci mancherebbe solo che una democrazia occidentale come la nostra, che ha conosciuto l’espansionismo fascista del secolo scorso sostenesse le ragioni di un invasore. Infatti anche coloro che provavano una qualche ammirazione contorta per un poliziotto kgb tanto da mettersene le magliette con il ritratto o invitarne i militari a spese nostre a gironzolare per l’Italia, si sono dovuti rapidamente riposizionare. Da filorussi che erano, si sono scoperti amanti della pace, che per carità è un’ottima cosa, ma allora è molto difficile partecipare ad un governo in guerra.
Un governo in guerra deve preoccuparsi di vincere la guerra. Quando si sarà vinta la guerra si tratterà volentieri la pace. Poi si può benissimo trovare un compromesso, ma per questo ci sono canali diplomatici ufficiali, ovvero il governo decide i tempi ed i modi per cui dialogare o meno con il nemico. Chi proprio non riesce a comprendere questa situazione e crede di essere un esponente terzo, come un messo pontificio, e ritiene di poter prendere e partire dove più gli aggrada, ci manca solo che glielo si volesse impedire. Nel 1793 la Convenzione in Francia discusse del diritto di espatrio ed il marchese di Condorcet citando Rousseau spiegò a Robespierre che nessun cittadino può essere obbligato a servire lo Stato contro la sua volontà. Questa è una repubblica liberale. Se Salvini, ad esempio, sente l’irresistibile bisogno di andare in Russia, vada, nessuno lo fermi. Purché poi ci resti e non gli venga in mente di tornare. Anche Condorcet era convinto che se tu avevi il diritto di espatriare, lo Stato aveva il dovere di dimenticarti.