«Il governo Meloni è il primo governo guidato da un partito che rivendica anche nel simbolo le sue radici nel Movimento Sociale Italiano. Il contesto internazionale e la congiuntura economica non sono favorevoli, l’Italia continua ad essere uno stato sotto osservazione speciale per l’indebitamento ormai giudicato dalle autorità monetarie non più sostenibile.
I governi dell’area dell’euro e primo fra tutti il governo italiano dovranno adeguare i loro bilanci alle spese per i tassi d’interesse più elevati, mentre la Bce cerca di contenere l’inflazione, sottolineando l’urgenza di riforme che stimolino la crescita per contribuire a sostenere gli elevati livelli di debito pubblico. Le crescenti esigenze strutturali dei bilanci pubblici dell’area dell’euro dovute alla spesa previdenziale legata all’invecchiamento della popolazione, alle pressioni al rialzo sulla spesa per la difesa e alle esigenze della transizione energetica complicheranno gli sforzi per aggiustare i saldi primari. In queste circostanze, l’attuazione di riforme che favoriscano la crescita è quindi fondamentale per garantire la sostenibilità del debito pubblico.
Al netto della propaganda tesa a definire i tratti identificativi della destra, sul merito dell’approccio ai problemi seri del nostro Paese pare che la Meloni abbia ben chiaro che è necessario mantenere una sostanziale continuità rispetto alla linea e all’azione del governo di Mario Draghi. Gli atteggiamenti populisti e sovranisti, motore e spinta per la vittoria elettorale della destra erano e restano incompatibili con la necessità di esprimere scelte politiche in linea con le emergenze che il nostro sistema economico e la congiuntura internazionale richiedono.
È nell’interesse di tutti gli italiani che il nuovo governo ottenga i risultati sperati, e sia capace di decidere in tempi rapidi e con modalità democratiche. La svolta che serve per rendersi credibile e autorevole con i partner europei è profonda, nel prossimo futuro non sarà facile coniugarla con la volontà di rivendicare la propria identità politica e di mantenere il consenso dei propri elettori tradizionali. Ancora più difficile la svolta che dovrà imporre a lega e Forza Italia, partner indispensabili per la stabilità del governo, in politica estera è indispensabile tagliare di netto le loro contiguità con Putin e il suo sistema di potere criminale.
All’Italia non servono pregiudiziali ideologiche, ma scelte pragmatiche. Credo che la collocazione coerente del PRI sia con chi nel nuovo Parlamento è nella condizione di convergere, nell’interesse dei cittadini, per diventare protagonisti della necessaria stagione di riforme in armonia con l’Europa.
Per contenuti, approccio pragmatico, temi affrontati in campagna elettorale, politica estera e integrazione europea verso gli Stati Uniti d’Europa con occhio vigile ai conti dello Stato, coerenza vuole che il PRI sia parte integrante del processo politico promosso da Renzi e Calenda per la costituzione del terzo Polo. Un partito come il nostro che ha sempre fatto dei contenuti il suo tratto caratterizzante non può fare la politica del pendolo in base alle convenienze del momento politico. Guardiamoci intorno e chiediamoci, a prescindere dal terzo polo, chi sono le forze politiche pragmatiche, chi sono le forze politiche che sui fondamentali sono sulla stessa nostra lunghezza d’onda, chi è in grado di scelte che con il metro degli schematismi ideologici possono essere definite di destra e altre di sinistra ma che nella sostanza sono le medicine a volte amare da somministrare a un Paese con patologie croniche. Possiamo usare il metro elastico tirarlo più a destra o più a sinistra ma non possiamo non constatare che la sovrapposizione è e rimane con quelle forze genericamente definite di centro moderato che di moderato hanno in realtà ben poco e non è possibile non riconoscere l’area laica liberaldemocratica la nostra naturale collocazione. Il Terzo Polo è una delle possibilità concrete nell’attuale momento politico. Guardare ad altro e perseguire altre strade o limitarsi a sporadiche collaborazioni locali significa perdere il treno che può portare alla destinazione che da tempo cerchiamo e di cui il Paese ha bisogno. Io credo che dobbiamo essere più determinati nel perseguimento del Terzo Polo. Partito unico? Federazione di Partiti e movimenti? Il risultato sarà deciso da chi farà parte della costituente e noi siamo uno dei soggetti politici che potrebbe essere determinante per la scelta federativa. Proviamoci e uniformiamo la strategia su tutto il territorio nazionale. Che peso politico può avere un Partito che la stampa ignora e quella locale non potendo ignorarci inizia i suoi articoli premettendo che siamo il partito che a livello nazionale ha lo 0,00…, che peso possiamo avere anche localmente se in ogni parrocchia abbiamo alleanze diverse.
Credo che un pò più di attenzione alla coerenza potrebbe essere utile a tutte le forze politiche e un invito alla coerenza anche ai repubblicani non mi pare fuori luogo.
Il Segretario fa capire e dice a livello locale siete liberi di perseguire le alleanze che meglio si adattano alla vostra specifica realtà. Dunque pare possibile in apparenza perseguire la collaborazione con IV e Azione sull’onda del positivo risultato elettorale del cosiddetto terzo polo. E’ la strada giusta? Negli anni dal 70 al 90 il PRI era saldamente ancorato alle alleanze con la Democrazia Cristina e a livello locale in periferia stava spesso in alleanze con il Partito Comunista e i socialisti. A parte qualche mal di pancia interno nessuno si preoccupava o abbandonava la compagnia per le anomalie locali, tutto stava nella logica di un sistema elettorale proporzionale e di un parlamentarismo fondato su solide alleanze dei partiti, rigido a livello nazionale più fluido in periferia. A Milazzo si fece pure l’alleanza PCI MSI per scalzare lo strapotere della DC. Nella seconda repubblica il bipolarismo ha allineato le alleanze nazionali alle alleanze locali e chi è fluido come noi diventa marginale non apprezzato dall’elettore a prescindere dai contenuti. Il risultato del terzo Polo né è una prova schiacciante: gli stessi temi prioritari che il PRI ha da sempre nel suo DNA, le stesse battaglie politiche che da sempre il PRI propone e affronta proposti con un nuovo brand quello del Terzo Polo ha raccolto consensi che mai noi abbiamo registrato nella lunga storia elettorale italiana. A me pare che tutti i potenziali azionisti presi singolarmente al di fuori di un Polo che li identifichi tutti cioè quelli che come noi privilegiano i contenuti allo schieramento e per senso di responsabilità fanno alleanze di coerenza programmatica sono percepiti incoerenti dagli elettori storici e ne pagano il prezzo in termini di consensi elettorali. Il risultato del Terzo polo a me pare di intrepretarlo nel senso che se i partiti dell’area laica repubblicana liberaldemocratica si aggregano nel terzo polo diventano credibili per una possibile alternativa alla destra e alla sinistra. Di più. Singolarmente sono vulnerabili a interessi particolari alle smodate ambizioni personali con tutto quel che ne consegue anche nei rapporti di forza interni con tesseramenti a volte sospetti, maggioranze forzate imperniate sull’ambizione del singolo o di una ristretta cerchia. Il risultato di questa politica su larga scala è più o meno simile alla valenza politica delle liste civiche ridotta ai minimi termini per la differenza che c’è nel risultato elettorale tra una lista civica vera espressione di personalità di rilievo locale con politiche mirate a segmenti di elettorato trasversale presenti nella propria comunità e una lista civica tra virgolette a marchio di un partito che spesso perde parte dell’elettorato storico per rimpiazzarlo con niente.
Ora siamo in una nuova fase dove la destra persegue alleanze rigide a livello nazionale e locale frutto di una logica prettamente bipolarista e la sinistra che ondeggia tra la tentazione del bipolarismo a livello nazionale, fallito con l’ultima sconfitta elettorale, e la fluidità del campo largo in provincia.
La collocazione del PRI nel Terzo polo mi sembra la giusta risposta alle necessità del Paese sul piano programmatico e ancora di più sul piano politico. E’ la risposta oggi possibile per rompere il tentativo di bipolarismo muscoloso e porre rimedio con un proprio peso politico alla marginalità dell’area laica liberaldemocratica. Ritengo che vada perseguito con tutte le nostre forze il tentativo di costituire una federazione del terzo polo coerente con la storia del PRI e i nostri principi di nobile politica che è e deve rimanere la politica dei contenuti con barra più ferma sul fronte delle alleanze».