Di fronte alla formazione di un nuovo governo democraticamente eletto lo spirito repubblicano presuppone l’assenza di qualsiasi pregiudizio. In nome dell’interesse nazionale il nostro auspicio è sempre positivo. Tanto è vero che abbiamo cercato di misurare il giudizio, finché è stato possibile, nei confronti del governo Conte Lega prima, del governo Conte Pd poi. Su quest’ultimo governo ci limitiamo a ricordare la subordinata delle nostre valutazioni, ovvero che se il centrosinistra o presunto tale, chiude il paese e mette il coprifuoco, l’opposizione di destra verrà presto percepita come liberale. Era per ovviare ad un simile rischio che avevamo chiesto la solidarietà nazionale, ovvero, evitare che il carattere repressivo del governo nella gestione di una emergenza sanitaria ricadesse su due soli componenti politiche che non rappresentavano nemmeno più la maggioranza della popolazione italiana come era già evidente dal voto delle elezioni europee.
Invece la preposizione principale di questo nostro ragionamento era oltre alla necessità di ripristinare una corretta vita repubblicana, lo Stato d’emergenza non costituzionalmente previsto si è affrontato nel secolo scorso con la formula della solidarietà nazionale, era la guida del governo affidata a Mario Draghi. Tale appariva la gravità della situazione interna ed internazionale da richiedere il meglio di cui disponesse il Paese. È stato un merito delle forze politiche tutte che si sono riconosciute in questa formula, l’averla appoggiata ed un demerito molto grave l’averla interrotta. Ed è questo il macigno che ricade sul nuovo ipotetico governo della Repubblica, ovvero che la gravità della situazione rispetto al 2020 non è affatto migliorata, al contrario. Draghi aveva appena iniziato il lavoro e prendendo in considerazione solo le ultime stime del Wto si va incontro ad una recessione mondiale. Poi è difficile credere che la guerra in Ucraina possa durare ancora molto a lungo, ma gli strascichi che si porterà dietro lo saranno eccome, soprattutto per un paese che come l’Italia da anni non ha un serio piano di sviluppo energetico. Sotto questo stretto profilo, Draghi servirebbe più domani di ieri. È poi vero che Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, hanno idee un po’ più serie del Pd e dei suoi alleati riguardo lo sviluppo nel suo complesso, non fosse che nei lunghi anni di governo è stato distintivo un velleitarismo insopportabile dove le chiacchiere e gli slogan precedevano i fatti. Ad esempio per fare il Job Acts Berlusconi lo aveva promesso nel 1994 si è dovuto attendere Renzi e Berlusconi come nel ’94 ancora propone il ponte sullo Stretto. Berlusconi da gigante della campagna elettorale, una volta al governo si mostrava indeciso a tutto, persino sulla riforma della Giustizia.
Ora che la coalizione di centro destra viene guidata da Fratelli d’Italia non è che ci importa molto stabilire se la spagnola Vox sia franchista o filo fascista. Vorremmo invece sapere se vi sarà un qualche miglioramento riguardo ai precedenti governi del centrodestra. Perché anche se sono notevolmente cambiate le dosi, ci perdoni l’onorevole La Russa, gli ingredienti della minestra sono rimasti gli stessi. Tanto da non poter escludere che gli italiani ne assaggino il retrogusto amaro e molto prima del previsto. Per il resto pur preferendogli genericamente “Dio e Popolo” il motto “Dio Patria e Famiglia” è anche lo stesso nostro. Speriamo sempre nella divina provvidenza, ma entro un certo limite.