Come ci insegnano i fondamentali della scienza politica, in politica vince chi detta l’agenda. Ed è indubbio che all’inizio di questa legislatura in modo palese l’agenda la sta dettando il Presidente del Consiglio Meloni col suo Governo. Ebbene, i primi punti imposti a questa agenda, non so con quanta pianificazione, mostrano una evidente e palese impronta identitaria e securitaria. Sul decreto per i rave party (anche se il testo non si riferisce esplicitamente ad essi) sono state scritte colate di piombo. Non so se ci sia stato qualche eccesso di zelo in un prefetto che funge oggi da ministro degli interni che era stato il Capo di gabinetto del ministro degli interni Salvini, ma l’impronta che la tecnica legislativa ha seguito è tale da essere un po’ troppo autoritaria, quanto all’impronta e un po’ dilettantesca, se è consentito dirlo, quanto a tecnica legislativa. Tant’è che da parte della stessa maggioranza di Governo si è dovuta manifestare disponibilità a modifiche e aggiustamenti nel corso dell’esame parlamentare. La stessa impronta mi sembra rinvenibile sulla questione delle navi delle ONG alle quali pare non si consenta l’approdo. Non so se si intenda dare messaggi del tipo “la pacchia è finita” , ma per certi versi si rischia di sbagliare la mira rispetto alle fattispecie che si vogliono colpire. Ho trovato magistrale la vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera di sabato scorso che rappresenta la scena di un matrimonio controllato da auto della polizia con l’arresto in flagranza della sposa. A questo si aggiunge l’altro messaggio che si offre un tramite alla riassunzione dei 4000 medici no vax. Non so cosa ne pensino i cittadini che sono arrivati alla terza o alla quarta dose mostrando senso del dovere e della responsabilità e quanta saggezza ci sia nel porre alla cura di persone fragili come i malati medici che potenzialmente potrebbero diffondere il covid. E, ciò nonostante, il ministro competente sia ancora una volta un tecnico che, oltre ad essere stato un buon rettore è anche un ottimo medico. Mi sembra si tratti di segnali impregnati di qualche aspetto di neo-autoritarismo che potrebbero essere più tipici di chi ha un’impronta da sovranista e non chi ha un’impronta da conservatore. Eppure, tra gli italiani che hanno attribuito il 26% dei voti alla Meloni, da quanto emerso dall’analisi dei flussi elettorali, ci sono anche molti conservatori o moderati che credo che in questi primi atti e segnali del Governo non ritrovino una tipica impronta da moderati o da conservatori. È vero poi che questo governo gode di una solida maggioranza in Parlamento che però in fondo è stata effettivamente votata, se i calcoli non sono errati ( tenuto conto dell’astensione) da poco più del 26% del corpo elettorale. Motivo in più, oltre agli altri per cui il governo e la maggioranza dovrebbero provare a estendere verso aree più moderate i loro consensi. L’esordio configura quindi nettamente e una maggioranza di destra-centro più che di centrodestra. Se a questo aggiungiamo che il Presidente del Consiglio Meloni manifestando una non comune intelligenza politica e avendo cercato di avviare al meglio il rapporto con la UE ci ha però tenuto a ribadire che la sua è una visione di una Europa come confederazione di nazioni. Si conferma così il biglietto da visita emerso dai primi atti di governo. Mi pare che dopo l’esordio di tipo identitario securitario si stia formando nei primi passi di politica economica e di bilancio una tendenza più equilibrata e in linea di successione con gli orientamenti seguiti dal Governo Draghi. Staremo a osservare e a vedere con attenzione e senza pregiudizio alcuno, perché nonostante il primo budino apprestato sulla tavola degli italiani dal Governo Meloni sia stato nettamente collocato nel lato destro della tavola, le prove del budino cui vanno man mano sottoposti i governi sono molte e ci deve essere la massima apertura a valutare man mano i diversi budini soprattutto dai loro ingredienti e dai loro sapori, oltre che dalla posizione che assumono in tavola. Dopo che l’Italia ha visto troppi premier incaricati senza disporre di investitura popolare è importante che finalmente siamo davanti ad una leader politico che si trasforma in premier, ma forse il processo di trasformazione fisiologicamente non è così immediato e si nutre di prove successive.
Foto galleria presidenza del consiglio dei ministri