Una valutazione perspicace del decorso elettorale anticipato, mai se n’ era conosciuto uno che portasse il paese al voto a settembre, può rivelarsi impresa proibitiva. Il New York Times, ritiene con un articolo del senior Cristopher Caldwell, che la caduta di un governo tecnico, sia pur sempre un beneficio per la democrazia. Un esercizio teorico fuori bersaglio, nemmeno il New York Times è perfetto. Nessuno mette in questione l’importanza del voto, semmai si discute di quella del voto anticipato. Quanto alla scelta del governo tecnico, fondata sul consenso del parlamento, non si comprende in cosa possa mai minare i principi democratici. Poi lo stesso Caldwell scrive che la situazione italiana appare particolarmente complessa, sia sotto il profilo finanziario che del debito pubblico, per cui non c’è da stupirsi se si cerchi un alto profilo tecnico per affrontarla.
Rimane aperta la domanda a cui le forze politiche democratiche che pure corrono magari spensieratamente al voto, sembrano non voler rispondere. Come avvicendare un governo impegnato con successo su queste problematiche? Non è un caso che il centrodestra non osa sfoderare il suo principale cavallo di battaglia da vent’anni a questa parte, ovvero il candidato presidente del consiglio. Qualunque nome indicasse sarebbe perdente nel confronto con il presidente del consiglio ancora in carica. Questo Caldwell non lo ha capito, ovvero come la democrazia venga limitata dalle possibilità di successo. Nessuno concorre per partecipare, si concorre per vincere.
D’altra parte, non è solo qualche anziano giornalista statunitense che rischia di prendere lucciole per lanterne. Qui da noi sembra che ci sia la riedizione dell’epocale scontro centrosinistra vs centro destra, di cui solo qualche reduce avverte il bisogno e che le divisioni consumate in questa legislatura, rendono improponibile. Guardate La posizione di Fratelli d’Italia rispetto alla Russia e all’Ucraina. E’ molto più occidentale ed europea di quella che hanno pure sostenuto in maggioranza Salvini e Berlusconi. L’onorevole Meloni ed il suo partito non hanno mai messo in questione il diritto ucraino alla difesa e quindi il limite agli armamenti da ricevere. E questa è esattamente la posizione ricalcata dal governo, ma non da i partiti che lo hanno sfiduciato, Movimento 5 stelle, Forza Italia, Lega.
Sotto il profilo della politica estera, Fratelli d’Italia offre altrettante garanzie e forse di più di alcuni alleati del Pd, sensibili alle ragioni dei russi, ma non è la politica estera il problema, perché appunto abbiamo visto come una maggioranza occidentale nel complesso sia stata un grado di reggere nelle misure prese e reggerà ancora. Il problema è solo quello dell’interpretazione della politica estera, così come lo è della politica economica. Il problema è che il centrodestra o la destra destra, non ha un candidato all’altezza di Draghi a cui affidare il paese dopo il voto.
Per questo il partito democratico deve pensarci bene. Tutti i sondaggi e le simulazioni elettorali danno il cosiddetto centrosinistra sotto il centrodestra nel caso di un scontro. Per cui se non si vuole consegnare il paese alla Meloni ed ai suoi alleati, vi è un solo vantaggio politico elettorale da sfruttare, rilanciare il nome di Draghi per il prossimo governo. Poi noi lo scriviamo convinti che questo sia il meglio per il paese, sotto il profilo democratico cosi come sotto quello finanziario ed anche per i rapporti con il complesso del mondo occidentale.