Nel caso i nostri media fossero distratti, la seconda tremenda offensiva lanciata da Putin nel Donbass ad un anno di distanza dalla prima è fallita miseramente. I russi non sono riusciti a far ripiegare gli ucraini da Bakmuth ed i tentativi di accerchiamento effettuati prima da Vuledhar e poi nella giornata di ieri ad Advika sono costati due intere brigate meccanizzate. Per quanto i russi cambino continuamente i loro comandanti sul campo, commettono sempre gli stessi errori tattici finendo sterminati. La guerra offensiva non è il loro forte. Non si è in grado invece di verificare le notizie di ammutinamenti in corso nelle truppe residue che si rifiuterebbero di combattere. Altrettanto non si può dire se le discrepanze, quelle evidenti, con i mercenari della Wagner possano impedire nuove operazioni a vasto raggio. I vertici russi non hanno nessuno scrupolo di scagliare reparti improvvisati ed inesperti in battaglia e si sono mostrati altamente indifferenti alle perdite subite. Questo mentre Zelensky con i soli carri che gli sono arrivati in questi giorni e senza aerei oltre ai vecchi mig sovietici, non sarà in grado di fare una controffensiva più efficace di quella russa, a meno che l’esercito russo si disintegrasse sua sponte.
Quello che sorprende è come il Cremlino continui ad ostentare la sua suprema indifferenza davanti ad una catastrofe bellica di proporzioni inimmaginabili. È difficile pensare davvero che Stalin sia stato vittima di un colpo apoplettico o altra causa naturale di decesso. È molto più semplice crederlo vittima di un colpo di Stato e Putin non dispone né del prestigio, né soprattutto dell’ideologia di Stalin. Tuttavia Putin sembra, con le debite precauzioni, saldissimo nella sua posizione, tanto che tutti coloro che gli si allontanano finiscono in disgrazia, quando proprio non vengono ammazzati. Si contava che che la Russia separasse in fretta il suo destino da Putin. Bisogna prendere atto che questo non è avvenuto. Per cui dal Cremlino continuano ad arrivare minacce ed intenzioni belliche, incluso un vertice dei possibili alleati iraniani, bielorussi e siriani. Scordatevi invece che i cinesi seguano i russi in tanta follia.
Questa determinazione dei russi è il frutto della disperazione. Non sono mai stati un paese che riesce a concepire un’idea di sviluppo e di crescita al di fuori della conquista. Sono un paese ancora precapitalista e rimasto immerso nel pieno del proprio medio evo. La cosiddetta rivoluzione dei soviet, non è servita a nulla a riguardo, al contrario. Da qui persiste una certa incredula ingenuità sul mondo che li circonda, più o meno la stessa di Aljosha Karamazov. Il giovane sacerdote non poteva accettare che il male si annidasse nei suoi stessi fratelli carnali. La dichiarazione nei confronti della Germania, considerata da ieri parte attiva della guerra, dimostra proprio questa innocenza dell’anima russa. Del resto Dostoevskij stesso la rappresentava come una forma di idiozia, per quanto santa si potesse ritenere. I russi non hanno ancora capito che non la Germania, ma tutto il mondo democratico non può che intendere la loro aggressione come una minaccia diretta ai propri confini. Solo l’ottusità di un mugico può assistere imperturbata alla sopraffazione messa in atto in Ucraina, senza reagire. E solo la malvagità di un Karamazov potrebbe pensare che la corruzione favorisca questo scempio. Putin e la sua cricca sotto questo profilo fanno bene a schierare i missili nucleari in Bielorussia. Avrebbero dovuto farlo prima.
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