Gli storici professionisti dovrebbero valutare con una qualche maggiore attenzione l’incontro del gennaio del 1941 tra il gran Mufti di Gerusalemme Amin al Husseini e Adolf Hitler. Intanto chiedersi come mai vi fosse stato, il Fuhrer doveva pur avere cose di una qualche rilevanza di cui occuparsi, tipo l’invasione della Russia, poi che un conto è il rastrellamento, l’internamento insieme alle esecuzioni sommarie, un altro ben diverso, un piano prestabilito di sterminio come quello elaborato alla conferenza di Wannsee, nel gennaio successivo. Infine, sarebbe opportuno anche sapere che i rapporti fra il gran Mufti ed il nazismo risalgono almeno al 1931, ovvero quando il partito nazista era ancora a livello di squadre d’azione.
La questione più rilevante è quella relativa al massacro di Hebron, avvenuto nel 1929. Husseini con la rivolta araba iniziò ad ammazzare ebrei prima ancora che Hitler scrivesse che voleva spedirli in Madagascar. Dare per scontato che tutto questo non possa avere avuto un’influenza sul Fuhrer della Germania, appare per lo meno viziato da un qualche pressapochismo.
Hitler era già influenzato al momento del suo incontro con Husseini, altrimenti non lo avrebbe mai ricevuto. Netanyahu dal 2015 sostiene questa tesi per la quale Husseini è il vero responsabile dello sterminio e Angela Merkel allora la rifiutò con fermezza. Il cancelliere Merkel è tedesca e vuole che il suo popolo sia posto di fronte alla responsabilità che sfugge completamente agli arabi nati in Palestina come Husseini, i quali odiano gli ebrei, li ammazzano da prima dei nazisti e poi piangono le conseguenze dei loro atti. Anche in questo i tedeschi hanno una diversa coscienza. Davanti alla distruzione delle loro città nessuno rimproverava gli anglo americani, semmai accusavano i loro governanti per non averli saputi difendere. La classe dirigente di un popolo serve alla sua protezione ed all’epoca a Berlino, come oggi a Gaza, al comando c’era un solo partito che manco più ci si ricordava quando lo si aveva votato…