A pensare male verrebbe da dire che ci ha una bella voglia il governo di mettersi a proporre il presidenzialismo proprio mentre arranca sulle nomine e sbatte sul Pnrr. Magari non è che si vuole un presidente “decidente”, proprio perché non si riesce a decidere un bel niente? Abbiamo visto tante di quelle volte ed in così pochi mesi il governo sbandare, che davvero non si capisce se gli mancano i poteri o, piuttosto, le capacità. Se invece liberiamo la mente da tanta diffidenza, ecco la grande progettualità del governo mostrarsi nella sua veste migliore, una riforma dello Stato per renderlo più efficace e allora, come dargli torto? In più, il partito del presidente del Consiglio ha messo “il presidenzialismo”, nel programma elettorale. Bisognerà pur rispondere agli elettori di tale popò di intenzioni. Trattandosi di materia complessa, magari vi sarebbe bisogno di entrare nel dettaglio, altrimenti si rischia di fare solo una grande confusione. Un autorevole esponente del partito di maggioranza relativa ha appena detto alle televisioni che sì, andrebbe bene l’elezione diretta del presidente della Repubblica, ma anche, perché mai no, di quella del presidente del Consiglio. Non proprio la medesima cosa. I poteri costituzionalmente delle due funzioni sono distinti e quindi innanzitutto il governo farebbe bene a spiegare come vorrebbe ridefinirli, soprattutto, se si passa dal “presidenzialismo” al “premierato”, tutto cambia vorticosamente. Intanto perdonateci una parentesi. A costituzione vigente, l’Italia non dispone di un “premier”, quello ce l’ha l’Inghilterra. L’Italia dispone di un “presidente del Consiglio”, un primus inter pares. Se proprio non è possibile ripristinare la grammatica, per lo meno ripristiniamo le forme costituzionali preposte, ovvero un presidente del consiglio, che poi, se ricordiamo i gravosi studi di terza elementare, sarebbe un sostantivo neutro.
Questo presidente del Consiglio ha convocato le opposizioni per annunciar loro il suo progetto, che quindi immaginiamo definito, probabilmente, solo noi, non abbiamo ancora capito come, e pazienza. Le opposizioni, che invece hanno capito, gli hanno detto, Pd e 5 stelle, no, che non hanno nessuna voglia di impegnarsi in un processo di riforma costituzionale. Solo Calenda e Renzi, che pure dovrebbero essere divisi, sarebbero d’accordo per una qualche modifica. Al che, se il presidente del Consiglio voleva un parere delle opposizioni, e avutolo di due su tre negativo, come può uscirsene dicendo che andrà avanti lo stesso? A cosa è servito ascoltare le opposizioni? Presentasse il presidente del Consiglio il suo progetto in Parlamento, perché se davvero era interessata al parere delle opposizioni doveva avviare dei contatti informali per coglierne al limite dei suggerimenti. Adesso è già tutto in salita perché, hanno ragione gli amici radicali, una riforma costituzionale di questa portata non si può compiere a maggioranza, soprattutto se le maggioranza è eletta sulla base di una legge elettorale maggioritaria. La costituzione repubblicana antifascista, è stata scritta sulla base di una Assemblea costituente eletta su base puramente proporzionale.
Il partito repubblicano, uno dei partiti sottoscrittori della Costituzione vigente ha sempre mostrato prudenza a riguardo delle varie ipotesi di riforma costituzionale e comunque al suo interno sono convissute posizioni parlamentariste e presidenzialiste, mentre in un suo famoso congresso del secolo scorso la segreteria nazionale lanciò la proposta del premierato. Furono tante le critiche ricevute in quell’occasione che si calmarono i bollenti ardori. Nessuna inibizione dunque a discutere tutta questa materia, ci mancherebbe. C’è una sola condizione, ovvero la sede di discussione. Non certo a palazzo Chigi e nemmeno nelle Camere riunite. Solo, esclusivamente e tassativamente, in una Assemblea Costituente, eletta con sistema proporzionale e senza l’ombra minima di sbarramento. Altrimenti non vale nemmeno la pena di occuparsene. Esiste una democrazia reale e ne esiste una formale. La Repubblica riesce a farle coincidere quando la seconda viene istituita sulla prima.
Galleria fotografica della Camera dei Deputati, Macrelli, De Gasperi