Una trasmissione popolare di Rai3 ha ricevuto un video sugli scontri da Gaza inviatole da un dirigente di Hamas, e lo ha subito mandato in onda, intervistando il postino in remoto, i dirigenti di Hamas, se possono, se ne stanno in Qatar. Questo personaggio ha negato la responsabilità di Hamas degli eccidi del sette ottobre scorso e chiede appunto una commissione internazionale per appurarne la dinamica autentica. Israele invece di partire all’assalto, avrebbe dovuto aspettare l’esito dell’inchiesta. Ha poi spiegato, ne abbiamo riferito ieri, che Hamas non vuole la distruzione di Israele, come pure recita la sua carta fondamentale, ma semplicemente il ritorno ai confini del 1967 con Gerusalemme capitale. Per finire, ha detto che l’Italia si è schierata con Usa e Francia dalla parte sbagliata della storia, ovvero a sostegno di un aggressore che da settant’anni nega la libertà dei palestinesi. Ovviamente, Hamas preoccupata di rispondere all’aggressione israeliana, non può difendere la popolazione civile di Gaza, si arrangi da sé.
La Rai deve ritenere Hamas un’autorevole organizzazione culturale di cui registrare e trasmettere l’opinione, senza bisogno e necessità di contraddittorio. La presidenza della Rai, il Consiglio d’Amministrazione, la Commissione parlamentare di vigilanza devono ritenere normale per il servizio pubblico riflettere le nobili posizioni della discriminata e perseguitata Hamas. Una parola sulla trasmissione Rai in questione perché ancora sette anni fa La Voce Repubblicana ha avuto una richiesta di intervista dalla sua redazione. Il motivo erano i finanziamenti ai giornali di partito. La collega incaricata è stata ricevuta le è stata illustrata l’attività del giornale per un’ora e cinquanta di registrazione. Non è stato mandato in onda nemmeno mezzo secondo. Giustamente il tempo lo preservavano per Hamas. Sul ritorno ai confini del 1967, abbiamo scritto ieri ricordando che, magari c’è chi non lo sa, se non glielo si dice, che non c’era uno Stato palestinese all’epoca come non c’è in questa, Gaza nel 1967 era una città egiziana, per cui se si tornasse al 1967, Gaza dovrebbe tornare all’Egitto, la Transgiordania alla Giordania, il Golan alla Siria. Sarebbe come dire che Kaliningrad dovrebbe tornare alla Germania, e Reikiavic all’Italia. Non fosse che l’esponente di Hamas, con i confini del 1967 vorrebbe Gerusalemme capitale non di Israele, ovviamente, ma appunto di uno Stato palestinese costruito su questi territori, per cui Israele sarebbe sventrata dalla perdita di Gerusalemme ed accerchiata completamente dai suoi amici palestinesi. Alla Rai si facessero una domanda e si dessero una risposta. Una simile situazione potrebbe offrire una qualche garanzia di sopravvivenza allo Stato ebraico e agli ebrei di Gerusalemme che se passeggiano sulla spianata delle moschee, nel caso migliore, vengono presi a sassate? Davvero è un peccato che il servizio pubblico così attento al diritto internazionale di Gaza non si sia mai preoccupato di quello di Sderot che viene bombardata da vent’anni da ogni tipo di ordigno e dove gli abitanti sono costretti all’uso dei rifugi come noi lo siamo a quello dei bagni. E badate, la controversia sullo Stato, o gli Stati, i popoli, le vittime, i carnefici, è ancora l’aspetto secondario della trasmissione. Se ne può discutere quanto e quando si vuole, non è per questo che l’esponente di Hamas si è scomodato.
La notizia di rilievo del servizio della Rai sono le minacce in presa diretta all’Italia, la prima volta che ci sono state espresse esplicitamente. Perché non essendo appunto Hamas un centro culturale, ma una forza di lotta armata che combatte Israele e mira alla sua distruzione ci è venuta a dire di persona che il sostegno del governo italiano alla causa israeliana mette l’Italia e i suoi abitanti nel mirino di questa bella organizzazione di gentiluomini. La Rai ha reso un servizio notevole, quello di consentire che queste minacce venisse rivolte dal piccolo schermo alla gente che sta a casa, prima che si preparino manifestazioni di piazza contro la guerra, per la libertà della Palestina, per gli amici di Hamas con cui si ha tanta confidenza. D’altra parte, come ci è stato detto, serve una commissione internazionale per appurare chi ha colpito i cittadini israeliani, magari è stata una messa in scena clamorosa del governo israeliano. Un complotto giudaico contro i buoni palestinesi.
Poche ore prima dell’intervista della Rai al dirigente di Hamas, il mondo aveva appreso della ventiduenne ebreo tedesca presa come ostaggio ed uccisa C’è una differenza sostanziale e non quantitativa nelle morti dei civili che si sono succedute in queste settimane. Il governo di Israele conduce degli attacchi a degli agglomerati che ritiene, a torto o a ragione, di uso militare. Concede un tempo minimo ma sufficiente perché la popolazione evacui le zone interessate. L’artiglieria israeliana telefona a casa o in ufficio, hai sette minuti che divengono dieci per sgomberare. I ragazzi, i bambini i vecchi, gli ebrei trucidati, lo sono stati solo perché erano tali. E non si sa nemmeno da chi, a sentire le trasmissioni della Rai. Ecco propongano una commissione internazionale anche loro per appurarlo, magari mentre chiedono una tregua.
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Purtroppo in Italia c’è una parte importante di gente che ancora inneggia silenziosamente al p.c.i., persone che occupano posti di responsabilità con stipendi esagerati e pensano solo a mettere i bastoni tra le ruote alla Democrazia. Costoro li manderei tutti nei territori Persiani, solo li potrebbero forse imparare.