Disgraziatamente, le missioni dell’Onu in teatro di guerra, non sono state tali da aumentarne il prestigio mondiale. Pesano i ricordi della missione in Bosnia quando si seppe che il contingente olandese smerciava armi fra le parti belligeranti. Episodio che assume un tratto particolarmente sgradevole sommato all’impotenza mostrata davanti al massacro di Srebrenica. Per non parlare di quanto venne consumato in Rwanda in faccia ai caschi blu canadesi.
Della missione di pace in Libano ci è stato continuamente detto del soccorso recato alla popolazione civile, cosa sicuramente encomiabile. Nessuno esattamente ha anche spiegato però esattamente da chi e da che cosa la popolazione civile libanese si è dovuta soccorrere. Anche perché vi era stata una premessa alla missione in questione relativa all’esercito regolare libanese. Andava aiutato per impedire il riarmo di Hezbollah. Hezbollah, forse lo si ignora, è considerata da alcuni paesi delle stesse nazioni unite, un’organizzazione terroristica. L’aggressione di Israele da parte di Hezbollah portò nel 2006 ad una seconda invasione del Libano, dopo il sequestro di due soldati dello Stato ebraico. Smilitarizzare Hezbollah era allora un obiettivo condiviso anche dalle nazioni unite. Eppure nonostante questa preziosa missione, le cose sono andate come si sa. L’esercito libanese si è liquefatto, mentre Hezbollah si è riarmata e ha ripreso a bersagliare Israele con la solita foga.
Umilmente la settimana scorsa ci eravamo permessi di suggerire al governo italiano di ritirare il suo contingente, anche unilateralmente. I nostri soldati sembravano finire come il principe Arjunha nella Bhagavad – Gita, messo su un carro tra due fuochi. Per quanto si possa capire l’importanza di veder sventolare la santa bandiera dell’Onu, bisognerebbe anche capirne l’utilità e il prezzo. Israele potrebbe vederla semplicemente come un velo dietro cui Hezbollah si nasconde. Il governo italiano e quello francese, hanno già chiesto spiegazioni all’ambasciata israeliana e sicuramente il ministro della Difesa Crosetto ha le sue ragioni forti nel ritenere la distruzione di due telecamere della base italiana, “un crimine di guerra”. Bisogna solo preoccuparsi dei crimini contro l’intelligenza umana che sono più facili e anche più rapidi da registrare.
Da qualche mese preoccupa la deriva della politica estera del governo italiano che pure era stata una delle poche note positive del suo operato. Può darsi poi che essa sia dovuta all’eventualità di un riposizionamento atlantista in attesa di una nuova, si fa per dire, presidenza statunitense. Se al governo sono lungimiranti al punto di intuire che Trump vincerà le elezioni e mollerà l’Ucraina tanto di cappello. Il passato di Trump ci dice invece quello che ha fatto, non quello che farà. Trump, a parte bombardare subito Putin in Siria, tagliò i fondi all’Onu per il mancato riconoscimento di Gerusalemme capitale dello Stato ebraico ed il biasimo ricevuto per avervi trasferito l’ambasciata statunitense. Trump non ebbe nessuna comprensione per lo sviluppo dell’Iran tanto da bloccare subito il piano nucleare concordato da Obama. E oggi l’Iran, principale alleato di Putin della Regione, vuole distruggere Israele. Così ecco il punto sul quale i nostri strenui sostenitori dell’orgoglio dell’Onu dovrebbero riflettere. Israele combatte per la sua esistenza, non per orgoglio e da Trump, mai vincesse le elezioni, avrà più sostegno di quanto gliene abbia offerto finora la presidenza Biden. Poi vai a sapere cosa davvero farà Trump con la Russia.
Unifil – PIO