Fa caldo. Hai voglia di andare a mare, altro che rinchiuderti a sentirti la presentazione di un libro. Ma Luigi Tivelli insiste: sono aperitivi culturali, si sta bene, vieni in pantaloncini. Ci vediamo all’Oasi di Kufra, che è uno stabilimento, a Sabaudia, noto per la sua storia anche culturale. L’Academy Spadolini e il suo presidente e fondatore sono questo: fare formazione anche in luoghi non deputati, perché non possono esistere loci privilegiati. La riflessione politica deve essere condivisa. Altrimenti è autoreferenziale. E Tivelli su questo non transige. Il rischio, questo un suo punto fisso, è il dilettantismo e non sia mai. Dobbiamo farci capire, dobbiamo andare incontro, e guai a usare una parola troppo elegante, una parola straniera che tu metti in mezzo per fare il dotto: Tivelli non ama gli sdottoreggiamenti, perché la cultura di tromboni ne ha già troppi e invece bisogna sedurre, attrarre.
Soprattutto, c’è Paolo Savona. Ospite di questa rassegna di libri, tutti di spessore, tutti da leggere. E il suo ultimo libro, a quattro mani con Fabio Vanorio, il cui titolo spaventa: Geopolitica dell’infosfera (Rubbettino). Meglio interrogare il sottotitolo e cercare lì respiro: l’eterna disputa tra Stato e mercato/individuo nel nuovo ordine mondiale digitale. Poi, certo, i libri sarebbe meglio leggerli, come abbiamo capito con Sangiuliano. E come subito tiene a specificare Gianfranco Fini, uno dei relatori, perfettamente a suo agio nell’introdurre la problematica. Cerchiamo di rendere facile la questione, così Tivelli è contento. Siamo davanti ad una nuova rivoluzione, pari alla rivoluzione industriale. Quella, diciamo così, digitale. Non è nel nostro futuro, è già tra noi. Oggi noi non sentiamo parlare di Intelligenza Artificiale, per esempio. Oggi ci siamo proprio dentro. E la usiamo già. Persino le persone più anziane, non necessariamente i nativi digitali. Siamo tutti alle prese con i riconoscimenti facciali, con Alexa (non dovremmo fare il nome, ma non fa niente), con le chat GPT a cui, vanitosi come siamo, la prima cosa che chiediamo è se ci conoscono come personaggio pubblico. All’IA chiediamo slogan, traduzioni, di mettere per iscritto le nostre registrazioni, ma chiediamo anche di crearci i logo delle nostre associazioni culturali. L’innovazione la usiamo. Si tratta, ecco un tema, di usare il progresso in modo intelligente. Come abbiamo sempre fatto nel corso della nostra storia. Con la clava posso andare a caccia e sfamare la famiglia, oppure posso darla in testa a mia moglie. Il fuoco può scaldare i cibi e riscaldare noi. Ma può anche bruciare e seminare morte. Negli anni Ottanta del Novecento giravano probabilmente foto di pedofili, ma a nessuno sarebbe mai venuto di incolpare la Kodak. Ovvero: nella storia dell’umanità il progresso è sempre stato un bene, lo è e lo sarà, a patto di farne un uso responsabile. Così la conoscenza in questi ambiti è sicuramente una questione di potere, e anche da questo dipendono gli equilibri geopolitici dello scacchiere internazionale ma, dice Savona, bisogna ricordarsi che il legno storto è l’uomo, non le macchine e quindi bisogna educare gli esseri umani a interagire con le macchine, ad accettarle, ad approfittare di loro. Non possiamo fare a meno di usarle, e allora tanto vale usarle bene. «Nello spostamento verso ambienti di lavoro più virtuali, è fondamentale un impegno significativo con le comunità vulnerabili ed emarginate coinvolgendo governi e grandi aziende tecnologiche. La tecnologia deve essere posta al servizio dell’umanità, superando gli ostacoli posti dalle corporazioni timorose di perdere le proprie arrugginite posizioni di rendita acquisite nel tempo. Queste categorie usano la disinformazione per rallentare (e, se possibile, fermare) il progresso tecnologico, destabilizzando imprese e sistemi politici, e dissolvendo la coesione sociale condivisa dagli individui».
Il pomeriggio ha visto un ricco parterre di ospiti. Il sindaco di Sabaudia Alberto Mosca, il direttore generale dell’Istituto per il Credito Sportivo Ludovico Mazzolin, il vicesegretario generale dell’Academy Spadolini Francesco Subiaco, la giornalista Rai Anna Scalfati.
Foto e video di Giuseppe Punzi