Nel 1994 il partito repubblicano si trovò costretto a rifiutare l’ipotesi di aderire alla coalizione guidata dall’onorevole Occhetto, dal momento che un esponente di altro partito mise il veto alla candidatura del segretario dell’Edera. Come si capisce facilmente, se in una alleanza politica non si è più padroni nemmeno in casa propria, bisogna costruirne una diversa. Né servì, alla “gioiosa macchina da guerra” dell’onorevole Occhetto, imbarcare un numero cospicuo di repubblicani privi del partito di appartenenza. L’impressione che diede tutta quella bella gente fu di profughi incapaci di procurare i voti aggiuntivi utili a far vincere le elezioni. Occhetto concluse mestamente la sua carriera politica e di lì a breve nacque l’Ulivo che chiamò il Pri ad avere un ruolo di fondatore. Poi accadde che il leader del partito di maggioranza relativa estromise il presidente del Consiglio indicato all’elettorato e si rovesciò la maggioranza politica tagliando le estreme ed i moderati dello schieramento. Nacque un governo più concentrato che da una parte dava rifugio al terrorista Ocalan e accoglieva la Baraldini in auto blu, mentre dall’altra, entrava in guerra contro la Serbia. Anche in questo caso, il campo progressista andò rapidamente incontro ad una nuova sconfitta, persino peggiore della precedente.
L’impressione che proviene dalla prima festa nazionale di Verdi e Sinistra italiana, celebrata al parco Nomentano di Roma, è che ci risiamo. Verdi e Sinistra italiana ha avuto un notevole riscontro alle elezioni europee, il sette per cento del consensi ed è quindi un soggetto autorevole dell’opposizione, competitiva con il partito di Conte, che potrebbe persino superare, tanto Conte va al disastro, e che già guarda dall’alto il buon Magi, europeista e liberale, ma stimato al massimo all’uno e nove per cento. Il partito democratico, comunque il primo partito forte del suo venti, ventiquattro per cento, si troverebbe dunque con un alleanza di cui rappresenterebbe l’area centrale, fra una destra, Magi, che se va bene arriva al due per cento, ed una sinistra, sempre che il movimento cinque stelle possa considerarsi tale, tra il 16 ed ottimisticamente, Conte sorprendentemente recupera, il venti per cento. Premesso che anche con le proiezioni migliori, non si capisce come questa formazione possa vincere le prossime politiche, secondo i sondaggi mai supera il 43 per cento, diamo per scontato che invece vi riesca. Tale sarà il tonfo, ora non si riesce a registrare, della maggioranza di governo, che questa opposizione farà il pieno. Anche se il Pd superasse il 26 per cento, la sommatoria verdi sinistra, cinque stelle, farebbe necessariamente più voti di quanti ne riuscì a fare Bertinotti nel ’96 e Bertinotti, con il solo otto per cento, riuscì a far cadere il governo. Verdi sinistra e Conte, che non valgono politicamente Bertinotti, potrebbero almeno mettere nell’angolo lo stesso Pd su molti temi sensibili, tante le divisioni interne al partito della Schlein e rendere Magi irrilevante. Senza una qualche componente aggiuntiva che possa riequilibrare la sinistra del Pd, questo partito si troverebbe spesso e sovente in difficoltà, costretto magari più ad andare a rimorchio che a condurre il governo, fino al tracollo.
Per cui si capisce perfettamente che l’onorevole Schlein vorrebbe prendere con se Renzi che anche se solo con il due per cento, rimpolperebbe i voti di Magi. Mai potesse, la Schlein aprirebbe a tutta l’area che sosteneva il terzo polo. Anche non riuscendone a riprenderne i voti interamente, disporrebbe di un cartello elettorale più ampio e più equilibrato, sul modello democristiano che oltre alle pretese del partito socialista, doveva rispondere a quelle dei repubblicani, dei socialdemocratici e poi persino dei liberali. Renzi quindi anche con pochi voti assumerebbe un peso significativo nella coalizione di centro sinistra. Invece di essere apprezzato per la sua disponibilità, che gli ha fatto anche perdere pezzi del suo partito, fra l’altro, è stato trattato da brutto anatroccolo. Nel caso migliore, dovrebbe pentirsi prima dei suoi errori passati. Nel campo cosiddetto progressista, alloggia l’inquisizione prodi bersaniana, degna di quella gesuita. Per non parlare poi del reato di lesa maestà. Conte, che chiuse tutti in casa per ovviare alla pandemia, invece del nuovo Rinascimento ha lanciato il nuovo feudalesimo, è ancora offeso.
A cominciare dal voto delle prossime regionali, vi sarà modo poi di valutare la traiettoria politica che ci avvicina alle politiche, magari meno lontane di quanto si creda. C’è da stupirsi che un cotale governo sia ancora in piedi. Sicuro che dalle Regionali si capirà come la foto di gruppo fatta al parco Nomentano, è quella di una squadra che ha già perso.
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