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Il caso Moro a rovescio

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
5 Febbraio 2023
in L'editoriale
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Il caso Cospito sembrerebbe essere diventato un caso Moro a rovescio. Questa volta è lo Stato che avrebbe rapito qualcuno. Per cui basterebbe che lo Stato lasciasse libero il suo prigioniero senza bisogno di trattativa alcuna, è sufficiente il cedimento. Per attivare invece una procedura di revoca del 41 bis, occorrerebbe che il tribunale di sorveglianza o la Cassazione riconosca l’illegittimità del provvedimento in vigore. Non si tratta di un atto individuale del ministro della Giustizia e nemmeno si può ricorrere al Capo dello Stato, perché Cospito fu già graziato nel 1991 e guardate dove si ritrova ora. I paladini del rispetto della forma istituzionale dovrebbero quindi porsi il problema di un intervento presso le procure e non presso il Governo. Eppure leggiamo articoli per i quali sarebbe il ministro Nordio responsabile della vita o della morte di Cospito, così come Prospero Gallinari lo era di quelle di Moro. L’unica differenza è che Moro non è morto per aver inscenato uno sciopero della fame, ma perché gli hanno sparato tre raffiche di mitra a distanza ravvicinata. Non proprio una differenza irrilevante soprattutto per chi si preoccupa di distinguere la forma delle cose dalla loro sostanza.

Bisognerebbe allora capire per lo meno meglio a chi si rivolgevano esattamente quei deputati del Partito democratico che dopo aver visitato Cospito in Carcere hanno scritto, o dichiarato, che Cospito deve essere liberato dal 41 bis. Poi abbiamo ascoltato l’onorevole Serracchiani in aula sostenere che quelle posizioni non implicavano una richiesta del partito democratico contro questo regime e quindi i parlamentari del suo partito, che si sono espressi per lo meno in maniera equivoca, lo hanno fatto a titolo personale. Se dunque non vi è una richiesta del partito democratico per cancellare il 41 bis, non si capisce la regione di mandare una così ampia delegazione parlamentare a visitare Cospito che ha iniziato una battaglia apposita, non contro il governo, ma contro lo Stato. Se si era preoccupati delle condizioni di salute di Cospito, il Pd poteva mandare un medico di fiducia ad incontrarlo.

L’onorevole Martelli, che ha una certa esperienza parlamentare, è rimasto attonito dall’intervento e dai toni dell’onorevole Donzelli che in effetti ha rilevato informazioni sensibili in un dibattito alla Camera volto ad altro tema, senza bisogno di aggiungere che i toni dell’onorevole Donzelli, sono ampiamente deprecabili anche per il rispetto dell’istituto in cui ci si rivolge. Resta il fatto che il Parlamento ha ragione di essere informato dei contatti correnti fra l’anarchico Cospito ed i boss mafiosi a riguardo della comune battaglia contro il 41 bis, soprattutto, questo l’aspetto più rilevante, il Parlamento deve essere informato delle aspettative dei boss che vogliono veder decadere il provvedimento su Cospito come primo tassello utile alla liquidazione del regime voluto da Giovanni Falcone. Sicuramente non era Donzelli a dover fare tali rivelazioni e quella non era l’occasione. In compenso il Parlamento e quindi il Paese, è stato informato dei fatti e speriamo che gli onorevoli del Pd siano più cauti nelle loro esternazioni a riguardo dell’argomento, che, ha detto bene il presidente del Consiglio, onorevole signora Meloni, comporta implicazioni molto delicate e complesse.

Non meritano invece di essere nemmeno presi in considerazione i rilievi di presunta incostituzionalità del 41 bis, poiché si tratta di un provvedimento in vigore da trent’anni. Le obiezioni di costituzionalità andavano fatte quando fu introdotto ed applicato, non certo ora da forze politiche che conoscono la costituzione repubblicana solo per volerla modificare. Confessiamo un qualche crescente fastidio nel vedere questa Costituzione tirata e strappata un po’ in tutte le sue parti a seconda di come buttano le circostanze. Soprattutto quando di stratta della sicurezza dello Stato democratico e della vita dei suoi servitori.

archivio storico della galleria della Camera dei Deputati

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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