È con una dolorosa commozione che abbiamo appreso del doppio assassinio di due giovani donne iraniane, Masha Amini, Adis Nayafi, avvenuto a pochi giorni di distanza uno dall’altro, causa la contestazione dei costumi imposti dalla legge degli ayatollah in Iran. La repressione politica, culturale e dei diritti individuali da parte del regime di Teheran, in tutti questi anni dopo la rivoluzione non ha mai mollato la presa e si ripropone ogni volta più feroce. Nonostante i colpi pesantissimi subiti il movimento di protesta ancora combatte e anche quando appare oramai soffocato, riesce a mostrare il coraggio di tornare in piazza e di intensificare la sua lotta in tutto il paese. È scontato prevedere una nuova ondata repressiva, c’è già il primo bilancio delle vittime. Basta un velo mal indossato, annodarsi i capelli per scatenare la furia omicida dei mujaddin e non vi sarà nessuna giustizia, nessun atto riparatorio possibile. Le donne iraniane resteranno un bersaglio, esattamente come avviene in Afghanistan, dove usanze religiose completamente diverse, convergono sulla mortificazione della femminilità e così è in paesi considerati amici dell’Occidente come il Pakistan e l’ Arabia Saudita, e chissà quanti altri nel mondo in cui l’integralismo consuma la sua barbarie quotidiana.
La repressione in Iran è sempre stata la più dolorosa perché l’Iran è un paese indoeuropeo, ovvero una nazione a noi vicina capace di assumere a lungo un ruolo fondamentale per la sicurezza e la libertà dell’occidente, per lo meno fino alla rivoluzione khomeinista. Da quel momento i rapporti con quel paese sono precipitati e l’escalation di violenza contro il diritto, che coincide con la crescita dei privilegi, i giovani delle famiglie al potere in Iran si concedono tutto quanto è proibito ai cittadini comuni, ha continuato ad aumentare vertiginosamente. Purtroppo possiamo stare tranquilli che non ha nessuna intenzione di fermarsi. Così come non ha nessuna intenzione di fermarsi l’insubordinazione della popolazione nonostante le tante giovani vite spezzate. Il popolo che si oppose fieramente al dispotismo di una monarchia filo occidentale ora combatte, contro i mullah incrostati al potere. È una inquietitudine profonda che agita le viscere di quella società, perché si svolge sul canovaccio di un dramma secolare. Per quanto tu possa negare l’istanza di progresso sociale di un popolo questo non potrà mai essere cancellato. Il popolo è vita, i regimi, no, sono destinati ad estinguersi. Così come la Russia non riuscirà a tornare al tempo dell’impero zarista, che era fondato sulla servitù della gleba quando in tutto il resto del mondo si affermava l’età borghese, l’Iran non può pensare di condurre la sua intera società come una moschea. Il medioevo si è concluso 1600 anni fa e anche se la loro capacità di negare il progresso ha qualcosa di formidabile, ci sarà sicuramente un giorno in cui anche gli ayatollah dovranno prenderne coscienza.
Foto mostafa_meraj