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Il Corriere della sera due anni dopo

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
23 Marzo 2023
in L'editoriale
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Conforta vedere che il Corriere della Sera due anni dopo sostiene quello che la voce repubblicana ha scritto due anni prima. Ovvero che il governo Conte due disponeva di tutti gli elementi per valutare la situazione a Nembro ed Alzano. L’articolo di Milena Gabanelli e Simona Ravizza, “Covid, quello che i politici sapevano e che oggi negano”, sembra un amarcord, soprattutto se si è pure letta l’intervista precedente del professor Zangrillo. Tanto che ancora non si comprende la ragione per la quale è stata fatta la zona rossa a Codogno e abbastanza tempestivamente, mentre piuttosto che chiudere gli altri due comuni implicati, si è preferito isolare l’intera Lombardia e comunque troppo tardi. Il Corriere oggi sorvola su quello che pure all’epoca, insieme alla voce repubblicana, aveva notato, ovvero la diffusione della notizia che la Lombardia sarebbe stata chiusa con i treni che ancora partivano. Vi fu la corsa in stazione da parte dei pendolari nel panico fino alla mezzanotte. Poi la voce repubblicana era comunque restia a ritenere che una misura valida per centri abitati a bassa densità di popolazione fosse valida anche se applicata in centri con una densità molto maggiore. Su questo ancora aspettiamo un chiarimento. Un conto è l’isolamento in zone residenziali, un altro nelle periferie dove nuclei familiari alloggiati in pochi metri quadrati, vivono in palazzoni uno sull’altro. Ci fu un momento in cui il governo Conte per nulla soddisfatto dei risultati ottenuti con le straordinarie misure prese, pensò di mandare la polizia nelle case. Il ministro Boccia voleva istituire delle brigate del reddito di cittadinanze, ma forse sarebbe stata più utile la Gestapo.

Magari Gabanelli e Ravizza continueranno il loro lavoro analitico anche per spiegarci se vi è una qualche differenza fra l’applicazione del lock down in Cina rispetto a quello introdotto in Italia. Ad esempio, bisognerebbe sapere se nelle città della Cina messe in isolamento ci si potesse recare al supermercato sotto casa più volte al giorno e circolare con l’autocertificazione, piuttosto che la gente fosse ridotta a scambiarsi generi di prima necessità sul pianerottolo, perché se mai usciva, veniva presa a bastonate. Nelle strade cinesi non circolavano i bus, ma solo i mezzi dell’esercito e non osiamo nemmeno pensare a dei tabaccai aperti. La domanda che ancora non si è ascoltata da nessuna parte è quella che chiede se il lock down per essere efficace debba essere davvero tale, altrimenti meglio mettersi uno scafandro. La documentazione di cui si dispone oggi rispetto a quella di due anni fa, è una manna per chi ha le capacità della signora Gabanelli, Sarebbe anche necessario un resoconto molto esauriente sulle relazioni tra governo, Oms, comitato tecnico scientifico, Istituto di sanità. Anche perché al momento ci sono stralci di rendiconti che superano ogni immaginazione.

Anche colui più incline alla giustizia giacobina, non era mica così malvagia come si crede comunemente, dovrà pure restare concentrato sul principale aspetto politico della questione. La Svezia, che ha la densità della popolazione delle altre nazioni continentali, ha avuto un approccio completamente diverso da quello italiano, ci sono scienziati anche in Svezia, e se si guarda nel dettaglio, ogni Stato europeo ha deciso le sue misure in maniera sempre diversa. L’esatto contrario di quanto pure pretendeva la narrazione ufficiale del governo italiano di allora, secondo il quale tutti ci prendevano ad esempio. Non ci ha imitato proprio nessuno. A dimostrazione che il buon senso alloggia più in Europa che in Italia. Nostri vicini come la Svizzera e l’Austria, piuttosto che compromettere il comparto alpino dei loro paesi, sciavano e ci facevano marameo dall’altro versante della stessa montagna.

Il modello non fu dunque l’Italia per l’Europa, ma quello cinese per l’Italia, tanto che un sottosegretario del governo Conte uno mise nero su bianco una proposta di trasferimento del nostro debito a Pechino. Questo genio della finanza ora si è piazzato armi e bagagli a Shangai. Quando il Conte uno aperse alla “via della seta”, confessiamo di essere rimasti incantanti. Magari era una mossa formidabile, bisognava capire. A conti fatti, Gabanelli può darcene testimonianza, ci si può accorgere che hanno solo guadagnato le compagnie aeree cinesi che hanno triplicato i loro voli verso l’Italia spedendoci migliaia di potenziali infetti in vacanza per tutti i mesi precedenti alla denuncia internazionale del Covid. Ma perché mai preoccuparsi? Se con i possibili malati si fosse anche importato il modello autoritario della Cina in Italia, chiudevamo tutti sui balconi a cantare. E poi avevamo già l’esercito russo a pattugliare le strade. Quante illusioni perdute. E’ accaduto che persino i cittadini cinesi si sono ribellati alle misure repressive, figurarsi i parlamentari italiani.

Tags: GabanelliRavizza
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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