Quale che possa essere il giudizio storico, politico, morale su Berlusconi è evidente che il Cavaliere aveva imboccato la sua fase discendente nel 2011 e fra i tanti ricordi che si sono fatti di lui in queste ore e sembra che si intenda continuare a fare, manca la celebre frase sui ristoranti che erano pieni davanti ad una crisi finanziaria mondiale devastante. Eppure proprio da quel momento il ruolo politico di Berlusconi e del suo partito si sono sempre più ridimensionati, tanto che Berlusconi non è più tornato alla presidenza del Consiglio e nemmeno è asceso al Quirinale come pure si sapeva avrebbe voluto. Il partito da lui letteralmente inventato e che oggi Giuliano Urbani definisce composto da “maggiordomi”, più che maggioritario era residuale, e l’Italia non ha visto né una rivoluzione liberale, né tantomeno una promessa stagione di riforme. Infine, il centro destra portato al successo nel 1994 ha cambiato i connotati in modo tale che oggi lo si definisce un “destracentro”. In termini di consensi ottenuti, invece, ha probabilmente ragione il presidente Casini che ritiene unica erede di Berlusconi l’onorevole Meloni che pure dispone caratteristiche completamente diverse.
L’eredità di Berlusconi non comprende soltanto la capacità, davvero eccezionale, di conquistare i voti, ma anche come si è visto una certa dose di velleitarismo e vi è un qualche rischio che questa accompagni il nuovo governo. Il ministro Fitto che ricordavamo di Forza Italia, davanti al controllo dei tecnici della commissione europea, si è detto “ottimista” sulla terza rata del Pnrr. Il signor ministro dovrebbe limitarsi ad esporre gli obiettivi raggiunti al momento e quanti ancora restano ed in che tempi prevede di completarli. I sentimenti li lasci agli osservatori, se mai avessero ragione di provarne. Si tratta di un capitolo molto importante della vita nazionale perché il Pnrr è un’occasione unica ed irripetibile di ammodernamento del Paese, che avviata attraverso l’opera del governo Draghi, mai venisse dissipata dall’ottimismo di Fitto, potrebbe avere conseguenze drammatiche. È vero che il governo ha la brillante idea di costruire un ponte sullo Stretto. Difficile che possa così compensare un eventuale fallimento sull’impiego dei fondi del Next Generation.
Una certa dose di velleitarismo si sta mostrando anche sul fronte migratorio. Qui le intenzioni del presidente del Consiglio, sono ottime. Solo che davvero non si comprende questa attenzione sulla Tunisia, quando la Libia che ha seicento chilometri di fascia costiera in più, è completamente instabile. La Tunisia per dimensioni e caratteristiche potrebbe venir stabilizzata politicamente dall’Algeria, mentre la Libia certo non riuscirebbe ad esserlo dall’Egitto. Non vorremmo che l’Italia, non sapendo che pesci prendere in Libia, ritiene più facile addomesticare la Tunisia. Berlusconi che baciava la mano a Gheddafi era disgraziatamente dotato di maggior senso politico dei paesi europei che promettono 800 milioni di euro al regime tunisino che oltre che completamente inaffidabile, sta assumendo tratti autoritari degni di Gheddafi, senza disporre del prestigio nel mondo arabo avuto da Gheddafi.
L’unica cosa che sempre si può apprezzare del governo Meloni è l’impegno cristallino mostrato in Ucraina a difesa di uno Stato aggredito e questo in contrasto con il pensiero più intimo di Berlusconi. Michele Santoro ha detto alle agenzie di aver ricevuto una telefonata dal Cavaliere poche ore dalla sua morte dove questo si lamentava degli sviluppi della situazione internazionale. Sono incomprensibili i sentimenti di indulgenza di Berlusconi nei confronti di Putin che si è dimostrato un despota orientale della peggior specie. Il capo di una società oligarchica è poi quanto di più lontano possa esserci dai modelli di progresso economico e politico dell’occidente, figurarsi dal liberalismo. Per lo meno sotto questo profilo Meloni si è dimostrata molto più avanti di Berlusconi e grazia a Dio anche a molti altri politici italiani che arrancano persino peggio di Berlusconi. E pure Berlusconi si è lamentato e mai nulla ha fatto per contrastare l’impegno dei governi che hanno armato e difeso l’Ucraina. Per lo meno qui l’ambivalenza del Cavaliere depone a suo favore. Nonostante una deleterea inclinazione putiniana, cosa davvero grave, altro che il Bunga Bunga, non si è ridotto al livello di Giuseppe Conte.